Politica

Irresponsabili allo sbaraglio

La scelta di Cgil e Uil d'indire uno sciopero generale per il prossimo 16 dicembre quale protesta contro la manovra del governo Draghi lascia davvero il tempo che trova, per molte ragioni

Irresponsabili allo sbaraglio

La scelta di Cgil e Uil d'indire uno sciopero generale per il prossimo 16 dicembre quale protesta contro la manovra del governo Draghi lascia davvero il tempo che trova, per molte ragioni.

Dopo mesi durante i quali mille barriere hanno chiuso la strada agli scambi e alla produzione, siamo in una situazione drammatica. Di conseguenza, adesso, di tutto c'è quindi bisogno meno che di un comportamento così irresponsabile. Se si vuole sperare di poter ripartire, ognuno deve tornare alla normalità, a dispetto di un Natale che s'annuncia difficile per molti comparti. Non è di sciopero, allora, che si deve parlare, ma di un rinnovato impegno per far crescere la produttività.

Per di più, le motivazioni dei due sindacati vanno davvero nella direzione sbagliata. Ci sono indubbiamente buone ragioni per contestare le scelte fatte dal governo Draghi, ma se si continua a parlare di un più forte contrasto alle delocalizzazioni e di una maggiore ridistribuzione della ricchezza, è chiaro che ci si sta muovendo quali che siano le intenzioni contro gli autentici interessi della nostra società, che ha bisogno di ricollegarsi al più presto con il mercato globale e ridurre le sacche di parassitismo e assistenzialismo.

In questa fase storica, nella quale sembrano venire al pettine una serie di nodi che non erano stati sciolti nei decenni scorsi, sarebbe necessaria una migliore comprensione di quali sono i diritti e gli interessi di chi lavora e produce. In altre parole, sarebbe importante che quanti pretendono di difendere quanti faticano molte ore in azienda fossero in prima linea per evitare ad esempio quello scempio che è il reddito di cittadinanza: un'autentica penalizzazione di quanti sgobbano, oltre che un potente incentivo a non cercare un impiego.

Soprattutto, il sindacato è oggi chiamato a comprendere che quello che davvero favorirebbe il futuro di impiegati e operai è una maggiore libertà nelle relazioni economiche, tale da accrescere quella concorrenza che sa premiare la società nel suo insieme. Di conseguenza, se volessero essere all'altezza delle sfide del nostro tempo, i sindacalisti dovrebbero mettere da parte ogni battaglia di retroguardia volta a ridistribuire entro una logica meramente rivendicativa una torta che sta sempre più riducendo le proprie dimensioni.

Non è il bloccare tutto, solo per avere qualche soldo altrui in più, che può farci uscire dalla crisi in cui siamo finiti.

Commenti