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Islam, in galera chi festeggia Natale

Il Brunei mette la festività fuorilegge. Immigrazione, nel 2015 un milione di arrivi in Europa

Il sultano del Brunei considerato l'uomo più ricco del mondo è anche ben piazzato nella classifica degli stupidi. Come una qualsiasi maestra di Bergamo o come un qualunque preside di Rozzano o vescovo di Padova ha vietato i segni pubblici del Natale e di qualsiasi festività cristiana. Ma avendo un regno a disposizione, dotato di boia e carceri, ha previsto per i trasgressori 5 anni di carcere. Vietati alberi di Natale, bisogna togliere le croci, quanto ai presepi non se ne parla neppure. Tanto per non sbagliare, incurante del fatto che per la barba potrebbe passare per un salafita, ha vietato pure la circolazione di Babbo Natale, il quale per la verità con Gesù c'entra come gli spazzaneve e il tacchino, ma è fregato dal cognome. Per le renne non ci sono direttive, ma consigliamo loro per quest'anno di restare in Lapponia. Non sappiamo se questa fatwa comporterà problemi(...)(...) anche per i cinepanettoni, ma Christian De Sica dopo l'ultimo «Natale ai Caraibi» rischia una vita segregata e con la scorta come Salman Rushdie. L'abbiamo presa alla leggera, perché in sé la notizia si presta al gioco dell'assurdo. Gli imam avrebbero manifestato al sultano che specie i bambini sono molto attratti da quelle cose semplici e pericolose per la loro fede islamica come «indossare simboli come croci, accendere candele, addobbare alberi di Natale, cantare inni religiosi o mandare auguri, montare decorazioni».Sono cose da bambini, come dice il Vangelo, queste cose «sono rivelate ai piccoli». Per questo gli intellettuali trattano le tradizioni come folklore un po' fetente, e i teologi progressisti lo vedono come dissipatore della vera spiritualità. Di certo ben più drammatiche notizie arrivano dallo Stato islamico, dove i cristiani esuli hanno allestito presepi meravigliosi e fatti di stracci coloratissimi nel campo profughi di Erbil. Il presepe vale per loro più della vita. Non in sé, quasi fosse un idolo, ma proprio come segno di una Presenza. Per loro non è un amuleto, ma la memoria viva di Dio.Persino il sultano così ricco e così nemico della libertà, ci aiuta a capire perché il presepe, con il Bambinello, la stella cometa, i cortei coi magi non siano una nicchia di anticaglie, o qualcosa di simile alla tombola o al panettone, ma rimando al mistero di un Dio che si fa uomo, e si concentra nel ventre di una ragazza. Cose vere, se no, non farebbero tanto arrabbiare gli imam. Forse ce ne stiamo accorgendo anche noi.Quest'anno c'è in Italia il record dei presepi. Anche chi non pensava più di sorprendersi a deporre la statuina dell'asinello accanto al san Giuseppe, ha riassaporato come nuovo quel gesto dei propri padri e nonni. I presepi, con lo scenario blu arabo, i pastori, i cammelli e il re magio nero come il carbone, sono il paesaggio della nostra vita, come le montagne; e le campane sono come il rumore della pioggia. Ce ne siamo ricordati quando qualcuno li ha minacciati.

I simboli sono queste cose inutili, fin quando capiamo che senza di essi non siamo più noi stessi.A proposito, il nome completo del sultano del Brunei è: Sultan Haji Hassanal Bolkiah Al-Mu'izzaddin Waddaulah ibni Almarhum Sultan Omar Ali Saifuddien Sa'adul Khairi Waddien. Sedici nomi per un pirla solo.Renato Farina

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