La Consulta sdogana l'eutanasia, ma Avvenire pensa all'ambiente

Avvenire si tinge di verde ambientalista durante lo sciopero di Greta Thunberg. E la sentenza della Consulta sull'eutanasia passa in secondo piano

La Consulta sdogana l'eutanasia, ma Avvenire pensa all'ambiente

Mentre una sentenza della Corte Costituzionale apre al debutto ufficiale dell'eutanasia nel nostro sistema giuridico, il quotidiano dei vescovi italiani, cioè Avvenire, decide di dedicare la propria home page alla battaglia ecologista. Quella guidata dalla giovane Greta Thunberg e declinatasi venerdì scorso mediante uno sciopero generale degli studenti, il cosiddetto "Friday for Future".

La Chiesa cattolica, del resto, si sta avvicinando al Sinodo panamazzonico: un altro appuntamento che farà dell'ambientalismo un passaggio dottrinale cardine, un punto essenziale, per quelle zone di mondo - basta leggere l'Instrumentum Laboris - e, perché no, magari per tutta la Chiesa universale. E la bioetica, per quanto la Conferenza episcopale italiana abbia voluto esprimere un fermo disappunto rispetto a quanto disposto dalla Consulta, rischia di passare in secondo piano. Un po' come avvertono da tempo i cosiddetti "tradizionalisti", che vorrebbero limitare il campo d'azione dei cattolici al solo piano spirituale. Ma questi sono i tempi dell'incontro col mondo, quelli della "Chiesa in uscita", non certo quelli del ritiro strategico.

Avvenire, dunque, ha optato almeno per un prima pagina online verde, che è lo stesso colore del partito candidatosi a rappresentare una variabile importante nell'assetto politico continentale nelle scorse elezioni europee. Ma in generale non c'è colorazione migliore per aderire all'ambientalismo. Comunque un modo per segnalare, mediante una legittima scelta editoriale, come il movimentismo ecologista sia condiviso pure dal giornale dei presuli del Belpaese. Del resto l'espressione "ecologia integrale" inizia a comparire in documenti ecclesiastici importanti. Pure i vescovi tedeschi hanno inoltrato una lettera ai "protagonisti" dell'evento Onu, quello cui ha preso parte la giovane attivista svedese, per chiedere che la "creazione non sia persa". Ma per rintracciare un accento posto sulla causa ambientalista, a quanto pare, non bisognava allontanarsi troppo.

Il presidente della Cei, il cardinal Gualtiero Bassetti, e il segretario dello stesso organo episcopale, mons. Stefano Russo, si sono distinti per la fermezza con cui hanno segnalato il pericolo di una discesa antropologica e valoriale sul fine-vita. Per Bassetti un diritto alla morte non esiste. Per Russo, che ha detto la sua dopo la pronuncia della Corte, la "società ha perso il lume della ragione". I vertici dei vescovi concordano: l'eutanasia non sarebbe dovuta passare. E ora la politica non deve peggiorare il quadro con "strumentalizzazioni" di sorta. Per completezza, vale la pena sottolineare come su Avvenire, nella data in oggetto, potessero essere lette anche le considerazioni espresse su quanto avvenuto attorno all'eutanasia. Ma in quella che i tradizionalisti chiamano "confusione dottrinale", quella cui stiamo assistendo, sembra di poter dire che il distacco gerarchico tra le priorità bioetiche e quelle ecologiste si sia ridotto e di parecchio.

Tant'è che gli ambientalisti non si occupano di eutanasia.

Anzi, considerando la radice ideologica di certo movimentismo, si potrebbe ipotizzare che il mondo ecologista, in ambito bioetico, non sia affatto allineato con la Chiesa cattolica, mentre certi ambienti cattolici offrono volentieri un assist a quella che possiede le fattezze di un rinnovato culto religioso, uno di quelli di moda nella contemporaneità. Di sicuro qualcosa di laico e, con buone probabilità, qualcosa di laicista, con tanto di "diaconessa" o "sacerdotessa" dell'emergenza climatica, che dir si voglia.

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