Cara, vecchia Italia. Non basta il giovanilismo di Matteo Renzi a svecchiare il Belpaese. Secondo una analisi pubblicata dall’agenzia di rating Moody’s, infatti, l'Italia è diventato il secondo Paese più "vecchio" al mondo e tra gli unici tre in cui la quota di ultra 65enni supera il 20% della popolazione. Ma questa unicità è destinata a durare poco: in pochi anni il numero di Paesi in cui gli anziani superano un quinto del totale è destinato ad aumentare notevolmente.
Al giorno d'oggi sono molti i Paesi che si trovano ad affrontare la "transizione demografica" studiata da Moody's. Dopo che negli anni scorsi la crescita economica ha beneficiato dell’incremento demografico, ora l’invecchiamento avrà l’effetto opposto. Da soli tre che sono oggi (Giappone, Italia e Germania), gli Stati con oltre un quinto della popolazione di ultra 65enni balzeranno a tredici già nel 2020, più che quadruplicati, e a ben trentaquattro al termine del decennio successivo, nel 2030.
Secondo le proiezioni di Moody’s in Italia nel 2015 la quota di ultra 65enni sarà del 21,7%, inferiore solo a quella del Giappone (26,4%) e davanti di misura alla Germania (21,4%). Ma già nel 2020 si assisterà al sorpasso tedesco sull’Italia, con un 23,1% contro il 22,8% atteso sulla Penisola.
Nel 2030 l’Italia manterrà la terza posizione più alta, con una quota di ultra 65enni del 26,8% (30,7% in Giappone e 28,2% in Germania). "Il dividendo demografico che ha alimentato la crescita economica in passato, si trasformerà in una tassa demografica - dice Moody’s - che alla fine frenerà la crescita nella maggior parte dei Paesi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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