Coronavirus

"Ci sarà un crollo dei decessi". Uno studio fissa il punto di svolta

A giugno, secondo i ricercatori americani dell'Ihme, i decessi potrebbero arrivare a quota 50. Ma a patto che il piano vaccinale proceda senza intoppi e che vengano rafforzate le precauzioni

"Ci sarà un crollo dei decessi". Uno studio fissa il punto di svolta

A giugno, secondo le previsioni riguardanti l’Italia dei ricercatori americani dell'Institute for health metrics and evaluation di Seattle (Ihme), i decessi nel nostro paese potrebbero scendere a circa 50 al giorno. Ovvero, il livello che avevamo prima della seconda ondata e un sesto dei morti che abbiamo adesso. Ieri sono stati, infatti, 307.

Calo dei decessi da metà maggio

Gli studiosi dell’Ihme sono tra i più riconosciuti e attendibili per quanto riguarda le cause di mortalità nei vari paesi. Come riportato dal Messaggero, le previsioni sono basate su vari scenari, uno dei quali è meno favorevole rispetto agli altri, ma tutte le curve parlano di una decrescita veloce e costante del numero dei morti, che avrà inizio da metà maggio. Come spiegato nello studio, i ricercatori si affidano a due fattori: a come affrontano psicologicamente la situazione gli italiani e alla vaccinazione di massa. Per quanto riguarda il primo fattore gli studiosi si basano sul fatto che il 92% della popolazione italiana continuerà a utilizzare la mascherina all’aperto.

Già questo, secondo l’Ihme dovrebbe nei prossimi mesi evitare la morte di un migliaio di persone. A conti fatti, gli americani parlano di circa 40 milioni di vaccinati entro giugno, considerando che da metà aprile a metà giugno in Italia si dovrebbe riuscire ad arrivare a vaccinare quotidianamente più o meno 500mila persone, pari a 30 milioni di inoculazioni. Questi si andrebbero ad aggiungere al 10% di soggetti immunizzati perché hanno contratto il virus anche senza rendersene conto. Se uno di questi punti non si dovesse realizzare, allora il calo dei decessi sarebbe più lento e, nel peggiore dei casi, alla fine di giugno si arriverebbe a meno di 150 morti al giorno.

Anche in Italia vengono fatte previsioni e sono abbastanza simili a quelle americane, con qualche diversità. Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, i ricercatori dell’Ihme avrebbero sottostimato il picco dei positivi in Italia previsto verso il 20 marzo, con oltre 40mila casi, come avvenuto lo scorso novembre. Per Alberto Giovanni Gerli, diventato nell’ultimo anno un punto di riferimento nella comunità scientifica per lo studio della pandemia attraverso l’applicazione di un modello matematico considerato sempre più attendibile, “i giorni necessari per arrivare dal cambio di trend al picco sono stati sempre almeno 40, ma con un intervallo molto stretto. Sulla base di questo punto di partenza noi già sappiamo che a fine marzo si può vedere globalmente, prima in Lombardia ma poi nel resto di Italia, una diminuzione del trend dei contagiati. In base al nostro studio, ci aspettiamo dunque una crescita più importante a marzo e poi una diminuzione nel mese di aprile”. I numeri dipenderanno dal piano vaccinale e dalle misure di restrizione prese.

Preoccupa la lentezza delle vaccinazioni

Ancora tante però le preoccupazioni, a cominciare dalla lentezza delle vaccinazioni e, secondo Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive dell'Università di Pisa, dovranno venire usate tutte le dosi già disponibili. Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha spiegato che per la prossima estate potremmo trovarci in una condizione favorevole, sempre che vengano usate le misure restrittive nelle due settimane di crescita dell'epidemia e non dopo. Un avvertimento sui modelli matematici è arrivato invece da Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, che ha tenuto a precisare che questi “funzionano laddove ci sono parametri che non mutano. Con i numeri che abbiamo oggi, con la prevalenza della variante inglese, e col fatto che le vaccinazioni vanno a rilento, tutto diventa più difficile”. Una minima speranza ha però voluto lasciarcela asserendo che con le vaccinazioni si arriverà comunque a un calo dei positivi e dei soggetti che si infettano.

Oltre al fatto che in estate si dovrebbe registrare un calo fisiologico dei contagi come lo scorso anno.

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