Cronache

Italia senza figli per scelta, non per la crisi

Italia senza figli per scelta, non per la crisi

Senza figli, per scelta. Zero sensi di colpa per le donne che sempre più numerose decidono di rinunciare alla genitorialità per motivi non economici ma esistenziali. Semplicemente, preferiscono una vita childfree. Nell'Italia delle mamme e dei mammoni, potrebbe sembrare una bestemmia, invece una ricerca Istat registra il cambiamento in atto. Le nascite sono in costante calo, nel 2016 sono venuti al mondo 12mila bimbi in meno rispetto all'anno precedente, per un totale al di sotto del mezzo milione di bimbi. I tempi della riproduzione paritaria (due figli da due genitori) appartengono al lontano passato. Una mamma su quattro che ha già un figlio dichiara di non volere il secondo, e solo il 21 percento riporta motivi economici. Per il 18 percento l'ostacolo è dovuto all'età mentre per oltre il 46 percento le ragioni della scelta «astensionista», stop figli, hanno a che fare con le preferenze di vita. Per il presidente dell'Istat Giorgio Alleva in Italia si va affermando la cultura childfree: «È un fenomeno oggetto di studio a livello internazionale. Donne che non hanno intenzione di mettere al mondo figli, semplicemente perché preferiscono fare altro, non avere legami». Chi l'avrebbe mai detto? Nel pieno della polemica sulle campagne nataliste, stile Istituto Luce, promosse dal ministro Beatrice Lorenzin, provammo a sollevare un interrogativo: sarà mica che facciamo meno figli non per il welfare canaglia ma, banalmente, perché non li vogliamo? Meno figli perché desideriamo ritagliare più tempo a noi stessi, alle nostre carriere e passioni. Meno figli perché un figlio, una volta nato, rimane, e la genitorialità non si esaurisce nel mistero della gravidanza, prosegue usque ad mortem. Nella società del benessere le donne scoprono di non essere incubatrici destinate alla procreazione, che l'uomo oggi c'è e domani si cambia, che il matrimonio non è più un'assicurazione sulla vita, che il tuo «tenore di vita» dipende da te soltanto, lo dice pure la Cassazione. A questo punto meglio concentrarsi sulla professione, coltivare la propria rete di amici e amiche che non tradiscono (quasi) mai, la genitorialità torna ad essere ciò che deve essere: una opzione possibile. Nessuna ineluttabilità, dunque, il progetto di accasarsi con marito e figli abbandona l'orizzonte esistenziale femminile e, nel contempo, la genitorialità si responsabilizza: si fanno i figli non per passatempo, come conigli, ma quando rispondono al nostro desiderio. Il settimanale americano Time ha dedicato una copertina alla «childfree life», oltreoceano esiste il No kids movement, un gruppo di pressione che dà voce a chi ha scelto deliberatamente di non avere bambini. Si ritengono i nuovi emarginati in una kidcentric society: non vogliono figli e se ne vantano. Precisano di non essere childless, non patiscono l'assenza ma hanno scelto la libertà dai pannolini. I childfree contestano le politiche assistenzialiste in favore di chi sceglie di procreare e dovrebbe pertanto essere in grado di garantire autonomamente la sussistenza economica della propria famiglia.

È solo un antipasto: la rivolta dei single senza figli è alle porte.

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