La via italiana che il Pd non cerca mai

Il tratto prevalente contenuto in gran parte delle dichiarazioni con cui autorevoli esponenti della sinistra, ad iniziare dalla segretaria del Pd, hanno commentato quei risultati elettorali è stato quello di precipitarsi a leggere tutto con lenti italiane

La via italiana che il Pd non cerca mai
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Rumori di fondo. L'eco che hanno avuto in Occidente i risultati delle elezioni per il nuovo sindaco di New York oltre a quella dei Governatori di Virginia e New Jersey era scontato. Del resto era abbastanza prevedibile che l'elezione, in realtà già da un po' annunciata, di un musulmano dichiaratamente socialista come Zohran Mamdani a Sindaco della più grande città americana facesse notizia.

In realtà un evento simile si era già realizzato in importanti città occidentali, come Londra o Parigi, ma quello che accade nella società e nella politica americana non può che essere per noi occidentali, motivo di particolare attenzione. Soprattutto dopo l'elezione del presidente Trump il cui profilo politico culturale e la cui imprevedibilità, in particolare nelle scelte di politica estera, è un inedito nella storia americana di questi ultimi anni.

Siamo nel pieno di una fase storica segnata da profondi sconvolgimenti geopolitici e conflitti il cui esito sarà decisivo per il nostro futuro.

La strategica centralità del nostro rapporto con gli Stati Uniti e l'importanza che assume la tenuta dell'unità dell'Occidente rendono dunque talmente rilevanti le scelte americane da imporre un di più d'attenzione a tutto quello che lì accade. Era pertanto giusto oltre che inevitabile seguire gli esiti anche di quest'ultimo passaggio elettorale che ha riguardato la città di New York e i due Stati americani. Risultati che era normale suscitassero soddisfazione a sinistra.

Così come sarà importante prestare altrettanta attenzione a quel che accadrà con le prossime elezioni di Mid-Term. Ma spiace rilevare che il tratto prevalente contenuto in gran parte delle dichiarazioni con cui autorevoli esponenti della sinistra, ad iniziare dalla segretaria del Pd, hanno commentato quei risultati elettorali è stato quello di precipitarsi a leggere tutto con lenti italiane. Perdendo una ulteriore occasione per un rigoroso approfondimento su quanto complesso si stia rivelando il processo di uscita da quella crisi d'identità che ha investito gli Stati Uniti e della quale il successo di Trump è stato l'effetto e non certamente la causa. Così riproponendo una ormai vera e propria "coazione a ripetere", quella cioè di assumere a modelli vincenti anche nel nostro Paese, con una buona dose di superficialità, successi elettorali maturati altrove in condizioni e contesti molto diversi. E così ieri bisognava fare come Macron in Francia o come Sánchez in Spagna e oggi come Mamdani a New York. Assumendo peraltro solo slogan privi di sostanza e senz'anima che non parlano al tuo Paese. Ne deriva l'evidente impressione di voler distogliere dalla palese difficoltà di indicare una "via italiana" al raggiungimento di obiettivi di giustizia sociale e cambiamento su cui fondare il rapporto con la società e in grado di mobilitare e raccogliere il consenso della maggioranza degli italiani. Invece insomma di cercare risposte all'estero sarebbe indispensabile e oggi quanto mai necessario mettere a fuoco l'interesse nazionale per poter costruire una proposta politico programmatica che ne consenta la tutela e lo sviluppo.

È da qui che occorrerebbe ripartire. Non solo senza rinunciare a marcare le ragioni alternative tra gli schieramenti politici ma rendendo così proficuo per la nostra democrazia il confronto politico.

E fermo restando i ruoli di maggioranza e di opposizione che gli elettori decidono, non può temersi l'eventualità di condividere momenti di unità nazionale su imprescindibili priorità e nell'esclusivo interesse del Paese.

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