Da Kabobo all'assassino di Terni: quando l'immigrato è il carnefice

La storia criminale che lega gli omicidi riconducibili agli stranieri ai danni di cittadini italiani è lunga: spesso gli assassini restano impuniti

Da Kabobo all'assassino di Terni: quando l'immigrato è il carnefice

L'omicidio di Terni e quel maledetto collo di bottiglia è solo l'ultimo episodio di una lunga scia di sangue che vede gli italiani tra le vittime e gli immigrati tra i carnefici. Negli ultimi tempi clandestini e immigrati hanno alzato il tiro sugli italiani. Pestaggi, stupri e rapine: un elenco di reati che con leggi severe sull'immigrazione magari si sarebbero potuti evitare. Qualche anno fa a Milano, un altro immigrato aveva sfogato le proprie frustrazioni su passanti inermi che si trovavano a passeggiare sotto casa. Adam Kabobo, cittadino ghanese da tempo residente in Italia, era impazzito e ha sfogato la sua rabbia sui passanti facendo tre vittime.
La lista dei reati commessi da cittadini immigrati è lunga e spesso si tratta di delitti efferati. Come accaduto il mese scorso quando un romeno di 27 anni, ubriaco e a bordo di una grande automobile, ha quasi ucciso due donne, a Ceprano, nel Lazio. L’uomo è poi fuggito a piedi ma i carabinieri non hanno avuto difficoltà a rintracciare il pirata della strada. Successivamente i giudici hanno deciso di concedergli la libertà vigilata con l’obbligo di firma.

Un altro delitto, più cruento, risale all’ottobre del 2014, quando, a Catania, Gora Mbengue, ventisettenne originario del Senegal ha assassinato a coltellate l’ex fidanzata.
A Capodanno del 2009, il tabaccaio 75enne Mario Girati viene ucciso con otto coltellate nel bar della figlia. Due tunisini sono stati condannati all’ergastolo e altri due a una pena di trent’anni. Il tabaccaio fu ucciso dopo una rapina finita male. Lo scorso gennaio, infine, un medico di 71 anni, Lucio Giacomoni, è stato ucciso a suon di calci e pugni nella sua abitazione di Mentana, in provincia di Roma. Per questo omicidio sono stati arrestati tre romeni. La banda ha confessato.

Infine il caso di Joseph White Clifford, 57 anni, di nazionalità indiana che, dopo avere confessato il suo omicidio, ha raccontato ai carabinieri di Roma la sua aggressione costata la vita ad un giovane romano la cui unica colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

"L’ho colpito con il ferro che uso per chiudere la porta, volevo solo stare in pace, mi aveva svegliato una musica infernale, ero fuori di me" ha raccontato l’immigrato ai carabinieri. Fin quando tutto ciò dovrà costare la vita agli italiani?

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