L’era del volo personalizzato

Dal letto per due al cibo etnico, così le compagnie attirano i viaggiatori (anche non ricchi)

L’era del volo personalizzato

La chiamano cuddle class, la classe delle coccole. Perché ci si abbraccia, per dormire comodi, su quei tre posti d’aereo che si trasformano in un letto (ristretto). Ma anche perché l’idea di fondo è quella, ed è sempre più diffusa: coccolare il viaggiatore, fargli sentire che il volo è tagliato su misura per lui. Un comfort in più, un pasto particolare, una corsia privilegiata all’imbarco, il bagaglio che arriva più in fretta, qualche centimetro per sgranchirsi le gambe: dettagli, aumenti di prezzo più o meno leggeri rispetto alla classica economy, ma che riescono a rendere speciale la traversata anche per chi non possa permettersi la business.

Certo, a furia di extra il prezzo rischia di lievitare ma è difficile resistere alla tentazione di pagare poco e avere un trattamento personalizzato. È per questo che le compagnie ultimamente lavorano molto anche di fantasia: la crisi dei voli si è sommata alla crisi economica e il risultato è che attirare passeggeri è sempre più complicato. E quelli che si decidono a volare, alla fine sono sempre più esigenti. Per i suoi lunghi viaggi intercontinentali Air New Zealand ha inventato la cuddle class: frutto di laboratori e test, l’idea è semplice quanto rivoluzionaria, tre sedili che si allungano e, tutti uniti, formano un letto, ribaltando la consueta posizione del pisolino in aereo.

Si paga metà del posto occupato in più nella fila, ma la privacy è garantita, per esempio per le famiglie che vogliono più spazio per i bambini o per le coppie che desiderano stare in intimità. Insomma una comodità maggiore, la sensazione di usufruire di un servizio speciale (non tutte le file di sedili sono abilitate a trasformarsi in letti), ma senza spendere come in prima classe.

Air France invece pensa ai pasti su misura. Un menu diverso da quello servito normalmente a bordo, da ordinare due giorni prima della partenza. Pranzi e cene a pagamento, ovviamente, non compresi nel biglietto, sulla scia di quanto già avviene sui voli Klm: oltre ai pasti standard, gratuiti, la compagnia olandese offre anche menu tipici olandesi e indonesiani, a un costo fra i dodici e i quindici euro. Perché l’aumento di tariffa è consentito, ma senza esagerare: il volo personalizzato deve essere alla portata di tutti, il viaggiatore speciale ormai è quello comune.

È sempre più diffusa e richiesta la «premium economy»: che sarà anche una contraddizione, ma pare accontentare l’esigenza di chi vorrebbe, ma non può. Uomini d’affari a cui le aziende hanno tagliato il portafoglio, passeggeri abituali che non sono mai stati «elevati» alla business, turisti non spiantati: sono loro il target della classe a metà, l’economica con il «plus».

Per esempio: file agevolate al check-in, bagagli consegnati più rapidamente all’arrivo, controlli di sicurezza senza coda, imbarco prioritario, cibo migliore, e soprattutto sedili più ampi, o con maggiore spazio a disposizione per qualche movimento in libertà. Si va a percentuali: i giapponesi offrono il 20 per cento di spazio in più, i francesi il 40 per cento, gli americani allungano i centimetri per le gambe.

Ma per chi non possa permettersi molto di più, i neozelandesi offrono cuscini, coperte e piccoli scompartimenti per occhiali da sole e oggetti vari. In ogni caso, qualcosa di speciale ci deve essere: lo standard non va bene per tutti. Anzi. Non va più bene per nessuno.

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