L'agenda Conte

Non basta un nome, da indossare come un vestito di marca, perché da tempo non sai più chi sei

L'agenda Conte

Non basta un nome, da indossare come un vestito di marca, perché da tempo non sai più chi sei. L'agenda Draghi del Pd è una finzione. È un ripostiglio dove rincantucciare le cose di sempre, quelle che in fondo ti danno sicurezza, perché li chiami aiuti o li spacci per solidarietà, ma alla fine sono sempre l'architrave di un potere che si ramifica, cade sul territorio, genera una moltitudine di rapporti clientelari e fa scorrere denaro per gli amici degli amici. Quando il Pd rivendica una vocazione governativa sta in pratica indicando proprio questo. Il resto è un castello di parole e di buone intenzioni. La cartina di tornasole è il reddito di cittadinanza. È la grande scommessa dei grillini e non ha funzionato come avrebbe dovuto. È rimasta monca. Attenzione. Il problema non è garantire una dignità a chi non sa più dove sbattere la stessa. Nessuno vuole abbandonarli. È per questo che l'Europa, in particolare, ha messo in piedi un welfare che tutela chi è in difficoltà. La riforma a Cinque Stelle avrebbe però dovuto dare un'opportunità concreta a chi si trova senza lavoro. Gli economisti le chiamano politiche attive e servono a non ridurre tutto a carità di Stato. La formazione invece non c'è stata e i navigator sono stati un palese fallimento. Il reddito di cittadinanza così come è non può durare a lungo. Non è dinamico. Non è sostenibile. Non ce lo possiamo permettere senza sacrificare il futuro del Paese. Non va abolito, va radicalmente ripensato.

Questo lo sapeva anche Draghi, ma non poteva toccarlo perché nella sua maggioranza c'erano i grillini. Lo sa anche il Pd, perché in passato ne ha sottolineato i punti critici. Non lo fa più da qualche anno, da quando cioè si sono lasciati incantare da Giuseppe Conte. Non lo fa neppure adesso che il patto sembra rotto. È proprio qui che però c'è la finzione. Quella frattura è solo apparente ed è diventata necessaria solo perché Conte ha aperto una voragine nella maggioranza Draghi. Non è stata un'operazione delicata, ma un colpo da macellaio che perfino per il Pd era impossibile da nascondere. Enrico Letta ha dovuto in fretta rinviare e ridimensionare il campo lungo. Non ha mai però smesso di crederci e come lui in tanti nel partito del Nazareno e oltre. La speranza è ritrovarsi insieme dopo le elezioni, quando in Parlamento si possono improvvisare nuovi giochi di ruolo. I programmi economici di Letta e Conte sono compatibili e funzionali agli interessi di potere.

Si muovono sulla direttrice sovvenzioni (bonus), spesa pubblica, burocrazia e tasse.

Si promettono soldi ai giovani, caduti dal cielo, ma si rinnega la filosofia del programma europeo Next Generation, che parla di progetti e opportunità e non di sterile assistenzialismo. Non è quello che aveva in testa Draghi. Questa è l'agenda Conte.

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