Ecco chi sono gli "eterni positivi" al Covid

Le varianti del Covid sarebbero state rilevate in alto numero in tanti pazienti caratterizzati da persistente positività al contagio

Ecco chi sono gli "eterni positivi" al Covid

Dal mondo scientifico sta venendo promossa una tesi innovativa sulle motivazioni dietro la formazione di varianti del Covid: all'origine dello sviluppo di varianti vi sarebbero gli "eterni positivi". Dietro la comparsa di sempre nuove mutazioni del coronavirus vi sarebbero infatti casi particolari di soggetti, in prevalenza immunodepressi, costretti a convivere per un tempo anormalmente lungo con la positività.

I sostenitori della teoria in questione sono degli scienziati del King's College London e del Guy's and St Thomas' Nhs Foundation Trust. La tesi citata è stata esposta dai luminari britannici in un recente studio, che è stato da loro presentato in occasione del Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2022), in corso a Lisbona dal 23 al 26 aprile.

Gli autori delle ricerche sono partiti analizzando dei peculiari casi clinici noti come "eterni positivi", ossia pazienti immunocompromessi in cui la positività al Covid è stata rilevata incessantemente per mesi e mesi, persino anche oltre un anno. Un esempio eclatante è stato il calvario di un paziente britannico, risultato ininterrottamente positivo per ben 505 giorni e infine deceduto. Partendo dallo studio di questi pazienti, gli scienziati del King's College London e del Guy's and St Thomas' Nhs Foundation Trust hanno cercato di capire come muta il coronavirus mentre alberga in persone predisposte, per via del loro sistema immunitario estremamente debole, a diventare "eterni positivi".

L'obiettivo delle ricerche in questione è stato descritto con le seguenti parole da Luke Blagdon Snell, primo firmatario dello studio britannico e attualmente in servizio presso il Guy's and St Thomas' Nhs Foundation Trust: "Volevamo indagare quali mutazioni si verificano e se le varianti si evolvono in queste persone con infezione persistente. Durante la pandemia, come si è visto, sono emersi molteplici nuove mutazioni di Sars-CoV-2. Alcune di queste varianti si trasmettono più facilmente, causano malattie più gravi o rendono i vaccini meno efficaci. Una teoria è che si evolvano in persone il cui sistema immunitario è indebolito da malattie o trattamenti medici come la chemioterapia, che possono avere un'infezione prolungata da Sars-CoV-2".

Nel dettaglio, gli studiosi britannici hanno evidenziato agli esperti riuniti in questi giorni a Lisbona che, studiando 9 pazienti Covid a Londra, sono emerse evidenze del fatto che nuove varianti del virus possono insorgere negli eterni positivi, negli immunocompromessi e in tutte le persone il cui sistema immunitario non riesce a contrastare efficacemente il patogeno. Il Sars-CoV-2, ha registrato lo studio britannico, era mutato in 5 dei casi londinesi analizzati e, in particolare, un paziente presentava "10 mutazioni che, successivamente, sarebbero sorte separatamente in varianti di preoccupazione come Alfa, Gamma e Omicron".

Oltre a studiare il legame tra pazienti immunocompromessi e insorgenza di varianti del Covid, gli autori della ricerca hanno anche illustrato i dettagli di una delle prime

"infezioni occulte da Covid". Queste ultime sarebbero casi clinici in cui il paziente, risultato negativo a un test diagnostico, si scopre poi essere in realtà affetto da un'infezione ancora in corso.

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