È probabile che la narrativa vaticana sui "due papi" stia volgendo al termine. La coabitazione di Jorge Mario Bergoglio, il regnante, con Joseph Ratzinger, l'emerito, ha spesso prodotto disamine sulla natura estesa del pontificato.
Mons. Georg Gaenswein, che Papa Francesco ha da poco "congedato", era arrivato a parlare di "ministero allargato". Il cerchio complottista pensa addirittura che le dimissioni di Benedetto XVI non siano mai state valide. Un problema c'è o almeno c'era. Il "congedo" dell'ex prefetto della Casa Pontificia può segnare un punto sul pallottoliere della chiarezza. Mons. Gaenswein ha rappresentato per quasi sette anni il trait d'union organizzativo-teologico della visione di Bergoglio con quella di Ratzinger. Due modi molti diversi d'intendere il ruolo di vertice assoluto della Chiesa universale. Per quanto i "guardiani della rivoluzione" si siano sforzati si annotare ogni circostanza buona per affermare l'esistenza di una continuità tra i "due papi".
Benedetto XVI, dalla rinuncia al soglio di Pietro in poi, lo ha detto più volte: il Papa è uno ed è Francesco. Ma l'ex arcivescovo di Buenos Aires ha dovuto tenere testa ai suoi avversari, che hanno speso chiamato in causa Ratzinger e le sue "rotture del silenzio" per contrastare il "bergoglismo" e le argomentazioni "bergogliane". Si è parlato spesso di "strumentalizzazioni". L'edizione odierna de Il Corriere della Sera, non a caso, ha elencato tutta una serie di episodi in grado di confermare quanto Ratzinger, nonostante il suo passo indietro, abbia attecchito sull'emisfero conservatore, che contesta parte della pastorale dell'argentino. E Gaenswein, insomma, sarebbe stato nella posizione utile ad evitare tutto questo, senza riuscirci più di tanto. Massimo Franco ha scritto quanto segue: "Sei anni dopo, invece, il siluramento di Gaenswein è il prodotto di un Francesco più debole e più insicuro; preoccupato dalle critiche montanti; blindato dai suoi consiglieri e indotto a riaffermare un'autorità e un primato rispetto a un Benedetto infragilito, e influente quasi suo malgrado".
La nota "goccia", quella in grado di far cadere il vaso, sarebbe la vicenda legata alla pubblicazione di "Dal Profondo del Nostro Cuore", il libro in cui Ratzinger e Sarah sciorinano una serie di motivi per cui non si dovrebbe procedere con l'abolizione del celibato sacerdotale. Bergoglio - questo si deduce - si sarebbe aspettato che Gaenswein riuscisse nell'evitare l'ennesimo "equivoco", che è poi il termine scelto dalla fonte sopracitata. E invece di "equivoco" tra "due papi" abbiamo raccontato ancora.
Adesso, con l'allontanamento di Gaenswein - il "congedo" che non è ancora stato ufficializzzato - gli interventi pubblici di Benedetto XVI potrebbero ridursi di numero. "Silurare" il segretario personale dell'emerito, quindi, potrebbe anche essere stata una mossa tesa al ridimensionamento del "ratzingerismo" all'interno delle mura leonine. Vedremo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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