Cronache

La lezione di Batistuta al figlio: "Va' a lavorare"

L'ex campione Gabriel Batistuta

La lezione di Batistuta al figlio: "Va' a lavorare"

Joaquin ha tre fratelli, Lucas, Thiago e Shamel. Sono tutti figli di Gabriel Batistuta. Vivono a Reconquista, l'Argentina de l'interior, lontano dai vapori della Capital, Baires è una trappola pericolosa. Joaquin ha l'età giusta per muoversi in auto, ha preso la patente di guida ma non possiede automobile. Non ha ancora i pesos necessari per realizzare il sogno di tutti i ragazzi. E nemmeno osa chiedere un regalo al padre. Perché Gabriel Omar Batistuta è un re leone anche nella vita e non ha dimenticato le lezioni di suo nonno Melchior, di suo padre Osmar e, aggiungo io, del sangue antico dei trisavoli, Domingo, al secolo Domenico Battistutta (con due T) e Maria Zorzon, che passarono l'oceano venendo dalla terra friulana, allora austroungarica. Batistuta ha segnato un gran gol parlando alla radio del paese dove ha trascorso l'infanzia, Reconquista. Ha ribadito che suo figlio Joaquin dovrà sudarsi, con il lavoro, i denari necessari per vivere e non sollazzarsi, non gli ha comprato un'auto perché conosce bene le chiacchiere e le voci acide di questo mondo, eccolo il figlio di papà che viaggia sulla spider di lusso, eccolo il bamboccio che sfoggia l'orologio d'oro, eccolo vestito firmato da capo a piedi. Negative, Gabriel da attaccante si trasforma in difensore, non è l'età matura, anni sessanta, è la sua educazione mai violentata dalla Gloria, dal benessere, dalla popolarità. Nella sua dimora argentina non ci sono fotografie, poster, medaglie e coppe a testimoniare una carriera eccezionale, lui cannoniere storico della nazionale albiceleste, centravanti mitragliere a Firenze e Roma, con un breve passaggio a Milano, eroe dei due mondi ma sempre il «tano», l'italiano come gli argentini soprannominano i nostri immigrati, comunque profondamente argentine ma senza lamenti, lacrime a gettone, secondo il repertorio di certi suoi colleghi illustri.

Shamel, l'altro dei suoi figli, all'età di dodici anni gli domandò: «Papà ma tu eri uno che segnava su rigore, su punizione, facevi gol bellissimi...». Aveva scoperto su Youtube gesti e gesta del padre che mai ha voluto portarsi il lavoro a casa. Così la lezione prosegue, con Joaquin assunto in una copisteria, per raccogliere pesos e capire che il lavoro è dignità e che soltanto questo forma l'uomo.

A maggio uscirà nelle sale cinematografiche El numero nueve, un docufilm girato dal regista Pablo Benedetti insieme con lo stesso campione: storia di mezzo secolo, per scoprire, come suo figlio Shamel, chi sia stato Gabriel Omar Batistuta.

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