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La lettera di Berlusconi agli imprenditori: "Formiamo la nuova classe dirigente"

A scrivere è l’imprenditore, non il politico. Un appello a guardare al futuro dell’Italia, a sedersi a un tavolo e a ragionare su come aiutare il Paese a rinascere

La lettera di Berlusconi agli imprenditori: "Formiamo la nuova classe dirigente"

Silvio Berlusconi è sceso in campo come imprenditore, la sua vera natura. Ha lasciato per un momento i panni del politico, leader di Forza Italia, per parlare a cuore aperto a tutti gli imprenditori, indipendentemente dalle scelte politiche di ognuno. Ha affidato alle pagine del Corriere una lettera rivolta agli imprenditori come lui, nata dopo aver letto le importanti considerazioni di Ferruccio de Bortoli sul capitale umano e la classe dirigente nel nostro Paese, pubblicate ieri.

Parla l'imprenditore, non il politico

Berlusconi ha iniziato con una premessa, nella quale ha spiegato che, nonostante da 25 anni sia un leader politico, la sua vera professione, che ama ed gli ha sempre dato grandi soddisfazioni, è quella di imprenditore. Grazie alla quale ha realizzato opere importanti non solo per se stesso e la sua famiglia, ma anche per il Paese. “Ho sempre creduto, da liberale, che siano proprio gli imprenditori veri - quelli capaci con le loro forze, di creare, di innovare, di trasformare - a esercitare una funzione pubblica importante, nell'interesse della collettività” scrive nella lettera, spiegando poi che la sua successiva scelta di entrare in politica sia stata una continuazione di quella funzione sociale. Attraverso la quale si è preso una responsabilità nei confronti dell’Italia, paese che gli ha dato tanto e al quale ha detto di credere di aver lui stesso dato qualcosa. Conscio anche del fatto che scendere in politica e scegliere di rappresentare una parte, piuttosto che un’altra, porti necessariamente a leggere politicamente quello che scrive.

Formare la futura classe dirigente

In questo caso però, tiene a sottolineare che a parlare è l’imprenditore, “parte di quella borghesia produttiva, di quella classe dirigente privata di cui parla de Bortoli, che non può limitarsi a chiedere aiuti pubblici”. Berlusconi ha quindi rivolto una richiesta, senza alcuna valenza politica, ai suoi colleghi imprenditori, ai grandi manager. La proposta è quella di sedersi a un tavolo e ragionare tutti insieme su come dare seguito all’appello di de Bortoli. Come poter aiutare la formazione della futura classe dirigente che in Italia adesso manca in ogni campo. Nella politica, nella vita pubblica, nell'economia, nella giustizia, nel sindacato, nell'università, nella dirigenza pubblica e anche nella ricerca. Le eccellenze ci sono, ma raramente restano in Italia. Le esportiamo in altri paesi, perché nel nostro manca un tessuto collettivo qualificato. Innanzitutto si deve fare un importante investimento nell’alta formazione, troppo debole in Italia, ulteriormente penalizzata nei periodi di crisi.

L'appello di Berlusconi agli imprenditori

“La nostra responsabilità sociale di imprenditori è quella di guardare al futuro del nostro Paese. Quel futuro nel quale vivranno e opereranno le aziende che abbiamo creato. Dobbiamo occuparcene. Possiamo dare vita, con le nostre forze, a una grande iniziativa privata per l'alta formazione, che integri e completi ai vertici il sistema pubblico dell'istruzione. Che selezioni e faccia crescere i migliori, concedendo un'opportunità a prescindere dal reddito e dalle condizioni di partenza” ha sottolineato Berlusconi, parlando a cuore aperto. Questo potrebbe essere un inizio alla base di un discorso poi più ampio. Gli imprenditori possono mettere a disposizione dell’Italia la loro esperienza, le loro idee e i loro mezzi economici. Berlusconi ha infine concluso asserendo di conoscere molti colleghi imprenditori o manager che hanno la sua stessa idea. Li ha quindi esortati a uscire allo scoperto, farsi avanti e agire uniti per svolgere un servizio civile per l’Italia.

Senza alcuna connotazione politica.

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