Cronache

La "levataccia" dei politici: in 518 alla Messa del Papa

Bergoglio officia la Santa Messa all’Altare della Cattedra: "Da peccatori scivolano in corrotti". Ministri, deputati e senatori ascoltano in silenzio

I presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, salutano papa Francesco
I presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, salutano papa Francesco

Roma, ore sette. Oltre cinquecento politici pregano con papa Francesco. Le parole del Santo Padre riecheggiano nella basilica di San Pietro. Bacchetta la "classe dirigenziale" che si è "allontanata dal popolo", che si è "chiusa nel proprio gruppo, partito, nelle lotte interne". E punta il dito contro quella "gente dal cuore indurito". "Da peccatori - avverte - scivolano in corrotti". Ministri, deputati e senatori ascoltano in silenzio.

"Corsa primi posti speriamo arrivi presto Bergoglio e ci metta tutti a posto", twitta la senatrice piddì Emma Fattorini prima che inizi la Santa Messa. Dalle 5 di mattina una carovana di auto blu corre verso il Vaticano per un appuntamento inedito. Il premier Matteo Renzi è assente, il governo è ben rappresentato. Ci sono il numero uno del Viminale Angelino Alfano, i ministri Maurizio Lupi (Trasporti), Beatrice Lorenzin (Sanità) e Stefania Giannini (Istruzione) e il Guardasigilli Andrea Orlando. E ci sono i presidenti di entrambe le Camere, laura Boldrini e Piero Grasso. Anziché nelle Grotte vaticane, dove avrebbe dovuto svolgersi inizialmente, Bergoglio officia la Santa Messa all’Altare della Cattedra. In tutto ci sono 176 senatori, 298 deputati, nove ministri e 19 sottosegretari. Considerando anche i tre parlamentari europei e 23 ex parlamentari, in totale i politici sono 518. Non mancano nemmeno i grillini (dissidenti e non). Mettendo in guardia dell’atteggiamento della "classe dirigenziale" dell’epoca di Gesù che che si era "allontanata dal popolo", papa Francesco le indica come persone che "hanno sbagliato strada. Hanno fatto resistenza alla salvezza di amore del Signore e così sono scivolati dalla fede, da una teologia di fede a una teologia del dovere". "Hanno rifiutato l’amore del Signore e questo rifiuto ha fatto di loro che fossero su una strada che non era quella della dialettica della libertà che offriva il Signore, ma quella della logica della necessità, dove non c’è posto per il Signore- sottolinea Bergoglio - nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve... Sono diventati comportamentali. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini".

Dopo la Messa l'aria dei deputati e senatori che rientrano a Montecitorio e a Palazzo Madama è mesta. "Che botte!", sintetizza un deputato dem. "Io sono ateo - gli replica un parlamentare laziale - ma in effetti è stato severo, anche se ha distinto tra chi pecca e chi è corrotto". Una deputata che ci tiene a precisare di essere cattolica praticante non ci sta: "A parte che se l’è presa con noi peones, mi aspettavo un atteggiamento più accogliente. Va bene la sgridata, ma così si generalizza". "Speriamo che dica le stesse cose che ha detto a noi anche ai grandi della terra, a cominciare da Obama", le fa eco un altro. "Capisco tutto e capisco che si debba dare un segnale. Ma non si può generalizzare così - recalcitra un deputato della sinistra Pd - ci ha detto che la politica è distante dai cittadini, ha perso il contatto, perchè i politici sono corrotti, mi sembra un po' fare di tutta l’erba un fascio". "Così si alimenta il populismo", annuisce un suo collega.

Per niente abbattuto, seppur consapevole, il commento del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: "Il Papa, dall’alto del suo magistero, ha fatto un discorso alto. Io non mi sento chiamata in causa personalmente, anche se mi sento chiamata in causa in quanto esponente della politica. Papa Francesco ha indicato qual è l’obiettivo assoluto a cui deve mirare chi fa politica, è suo compito farlo". "Direi che anche Papa Francesco ritiene che la politica debba rinnovarsi... e molto", scrive su Twitter Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia.

Una sollecitazione a maggiore umiltà e a spirito di servizio che anche il governo sente, evidentemente, e quasi fa sua, tanto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio sottolinea come il richiamo del Papa a "non allontanarsi dal popolo ma a rimanere vicino al popolo, e a non chiudersi, rappresentano un’esortazione molto forte che sentiamo molto".

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