Ai ridicoli controlli dei voli internazionali a Parigi, un inserviente troppo diligente, nonostante i radar, si insospettisce del mio bagaglio: buste di plastica innocue, che contengono soltanto giornali e libri.
Ma io mi compiaccio del suo ingiustificato sospetto: per la prima volta, tra scarpe, stivaletti, cinture, temperini, schiume da barba, si riconosce finalmente che i libri sono pericolosi. Più delle bombe, i terroristi maneggiano il Corano, e ne traggono spunto e giustificazione per gli attentati.
I libri d'arte fanno meno male, fortificano un'idea del mondo guidato da un Dio buono: homo homini deus. Nel Corano, invece, leggiamo: «Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri». (Sura 47:4). Gli infedeli (coloro che non si sottomettono all'islam), sono «gli inveterati nemici». I musulmani devono «arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove». I musulmani devono anche «circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell'islam senza sosta». «Combatteteli finché l'islam non regni sovrano », «tagliate loro le mani e la punta delle loro dita».
Affettuose considerazioni, allargate anche alle
donne fedeli (in Dio). La religione islamica stabilisce che la donna è «per natura» inferiore all'uomo e dispone che le donne abbiano metà dei diritti degli uomini. Peccato che le idee non facciano suonare il metal detector.
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