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L'idea folle di una lista dei cocainomani

La cocaina è terribile, su questo siamo d'accordo, e i giovani (ma anche i meno giovani) vanno educati a evitare le droghe, pericolose per tutti, non solo i consumatori.

L'idea folle di una lista dei cocainomani

La cocaina è terribile, su questo siamo d'accordo, e i giovani (ma anche i meno giovani) vanno educati a evitare le droghe, pericolose per tutti, non solo i consumatori. Spieghiamo e puniamo con la severità prevista dalla legge. Però evitiamo le liste di tossici invocate dal Corriere della Sera, ieri, in un lisergico articolo di Beppe Severgnini in aperto contrasto con tutto quello che sappiamo, poco e niente in Italia, della civiltà liberale. Il quotidiano della borghesia illuminata (?) scrive: «Dopo la terza segnalazione al prefetto perché non rendere pubblica l'identità del consumatore abituale di cocaina? Non è crudeltà: è autodifesa sociale». Secondo il quotidiano, abbiamo il diritto di sapere se chi lavora o vive con noi è un tossicomane, perché potrebbe rivelarsi un pericolo. Meglio quindi prevedere un sistema fondato sul «rischio reputazionale» che, esponendo i cocainomani alla pubblica riprovazione, ponga fine alle dipendenze. Al di là della distruzione immediata di qualunque idea di privacy, la misura avrebbe un altro effetto immediato, ovvero l'estensione a chiunque abbia un fattore potenzialmente invalidante: altre dipendenze, alcol incluso, consumo di farmaci psichiatrici anche sotto controllo medico, malattie mentali, malattie generiche e perfino, perché no?, difetti fisici invalidanti. Potrebbe anche andare bene, a patto di compilare liste di chi riesce a leggere roba simile senza mettersi a ridere o piangere... Scherzi a parte, quando arriverà anche in Italia la civiltà liberale? A giudicare da questo articolo, mai. Rassegnamoci. In compenso il sistema di «rischio reputazionale», apprezzato dal Corriere e basato sulla riprovazione sociale, è l'ultima moda in regimi come quello cinese, simpaticissimo alla maggioranza di Conte, la più scadente di tutti i tempi, e di conseguenza al Corriere della Sera, governativo per vocazione (a patto che governi la sinistra). In molte zone della Cina, «avanti» coi tempi, funziona proprio così: fai una castroneria o hai comportamenti sgraditi al regime? Bene, anzi male: ti scalano un po' di like dalla tessera a punti del cittadino, anche detta «credito sociale». Fatto che non resta senza conseguenze, ad esempio al cittadino in fondo alla classifica è precluso l'accesso a certi lavori e alla completa libertà di spostamento. Se pensate che siano fake news, rilanciate dalla solita stampa «di destra», andate a vedere sul canale Arte, disponibile anche sul web, l'allucinante documentario La Società della Sorveglianza 7 miliardi di sospetti di Sylvain Louvet (2019).

Che tristezza vedere un grande giornale come il Corriere ammainare la bandiera dell'Occidente.

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