Il grimaldello del ddl Zan a scuola. Ma pure l'ospedale sconfessa le linee guida

Tra i riferimenti normativi delle linee guida sulle "Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere" c'è anche il ddl Zan. La denuncia: "Queste linee guida scavalcano il parlamento"

Il grimaldello del ddl Zan a scuola. Ma pure l'ospedale sconfessa le linee guida

L’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini disconosce le linee guida sulle "Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere" approntate dall’Istituto Metafora - Centro ricerca e terapia della famiglia, del bambino e dell’adolescente S.r.l. (Saifip) in collaborazione con Genderlens e Agedo. "Il predetto Istituto - si legge in una nota - ha utilizzato, senza alcuna autorizzazione, il logo dell’azienda abusando di un rapporto di convenzione in corso con il San Camillo Forlanini, finalizzato al supporto psicologico di adeguamento tra identità fisica e psichica. Pertanto l’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini non è responsabile né dei contenuti, né delle modalità con cui tale documento è stato diffuso".

Il documento, diramato dall’Ufficio scolastico per il Lazio (Usr) alle scuole della regione, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e consultabile qui, è più che altro un compendio di buone pratiche da adottare nell’ottica del superamento del "binarismo sessuale". Non più maschile e femminile, quindi, ma "un’infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità". Alla faccia di chi ha sempre sostenuto che "l’ideologia gender" fosse una fandonia, ecco la prova che di fasullo non c’è proprio nulla. E così, partendo dal presupposto che alcuni adolescenti non si riconoscono in una "definizione binaria, ritenuta semplicistica e limitante", agli "attori della comunità educante" vengono suggerite "buone pratiche organizzative" per "saper rispondere in modo sempre più adeguato e consono alla complessità, in un momento cruciale, di strutturazione e formazione della persona, che è quello della sua formazione scolastica".

Il primo passo riguarda la formazione del personale scolastico e degli studenti "sui temi della varianza ed espressione di genere". Il secondo riguarda il linguaggio, attraverso l’aggiornamento della modulistica, quella dove, per intenderci, occorre spuntare la casella maschio o femmina. In modo che "gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere". Sino ad arrivare all’ipotesi dell’attivazione della "Carriera alias" che "consiste in una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa mediante l’assegnazione di un’identità provvisoria, transitoria e non consolidabile". Quindi gli alunni "gender fluid" o "non-binary" potranno scegliere un nome diverso da quello che gli è stato assegnato alla nascita ed "è opportuno" che ogni scuola gli metta a disposizione bagni e spogliatoi genderless.

La presa di distanza del San Camillo, ha rinfocolato le polemiche. "Chi ha sbagliato paghi. Vogliamo sapere cosa è successo. Qualcuno è responsabile di questa vergogna, ci dicano chi", dichiara in una nota il presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, Toni Brandi. C’è poi un dettaglio che non è passato inosservato agli attivisti pro-life. Nell’elenco di riferimenti normativi in calce al vademecum c’è anche il disegno di legge 2005/20, meglio conosciuto come ddl Zan. "Quale documento serio può annoverare tra le fonti normative un atto che legge non è, non essendo ancora stato approvato in Senato?", spiega ai nostri taccuini Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia. "Oltre a bypassare il diritto di priorità educativa dei genitori, queste linee guida scavalcano anche il parlamento, tentando di introdurre nelle scuole già da ora ciò che arriverà se dovesse essere approvato il ddl Zan".

"Vogliono entrare nelle scuole e deviare i nostri figli", rincara la dose Simona Baldassarre, europarlamentare della Lega e responsabile del dipartimento Famiglia del Lazio, denunciando l’opacità di questa operazione. "La manina che si cela dietro questo vergognoso documento ora dovrà pagare. Ecco come lavora il “partito-gender”, con qualche servo sciocco suo alleato regionale. É uno scandalo. Questi sono i soggetti a cui vogliamo affidare i nostri bambini?".

Sul caso si è espresso anche Rossano Sasso, sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, parlando di "inaccettabile apertura sulla questione relativa all’identità di genere" da parte dell’Usr e annunciando di aver "informato i massimi vertici del Ministero dell’Istruzione" dell’accaduto. Il documento, denuncia il sottosegretario, si porrebbe in aperto contrasto con una circolare del Ministero dell’Istruzione del 2015 che "ribadisce come le ideologie gender non rientrino tra le conoscenze sui diritti e i doveri dei cittadini da trasmettere agli studenti e siano da considerare pratiche estranee al mondo educativo".

"Le teorie sull’identità di genere non devono essere confuse con insegnamenti sacrosanti come il rispetto di tutte le persone, il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione e il contrasto a ogni tipo di violenza e bullismo. Bambini e ragazzi – conclude Sasso – vanno accompagnati con amore e rispetto nell’educazione e nella formazione, non trasformati in bersagli della propaganda politica".

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