L'inganno sul filo del telefono, così truffano i nostri anziani

Fingono incidenti e problemi giudiziari a figli e nipoti per spillare soldi ai pensionati: i consigli per non cadere nella trappola dei predoni della cornetta

L'inganno sul filo del telefono, così truffano i nostri anziani

Le truffe agli anziani via telefono rappresentano il nuovo affare, redditizio, della criminalità comune. Il meccanismo è rodato e da anni si ripete sempre uguale a sé stesso: una voce nell’apparecchio comunica che a un nipote, un figlio, genero servono urgentemente dei soldi che poi passerà a ritirare, di volta in volta (e a seconda della “scusa” lasciata intendere alla vittima del raggiro) un amico o, addirittura, un “postino”.

I casi sono all’ordine del giorno in tutta la Campania e, più in generale, in ogni angolo del nostro Paese. Le forze dell’ordine vengono sommerse di decine di segnalazioni ogni giorno e raccomandano a tutti di non consegnare denaro a nessuno né tantomeno di aprire la porta di casa a chi professi di aver rapporti, fasulli, con i propri congiunti.

Le “scuse” accampate dai truffatori sono le più varie e fantasiose. Si cerca, laddove è possibile, di far leva sulla paura e su un presunto stato di necessità in cui è urgente intervenire immediatamente.

L’approccio

Nelle ultime settimane è diventato di moda telefonare a casa di persone anziane e, preferibilmente, sole qualificandosi magari come legali e dicendo che un nipote è stato arrestato e che occorre, subito, versare una somma di denaro da versare all’avvocato che già ne perora la causa al fine di fargli riacquisire subito la libertà. In questo caso bisogna diffidare immediatamente: il sistema giudiziario italiano non è quello statunitense e, da noi, non c’è mica l’istituto giuridico della “cauzione” da depositare a favore di contea e sceriffi per tornarsene a piede libero.

Un altro spunto utilizzato dai delinquenti per spillare soldi è quello del falso incidente e negli anni è diventato un classico della truffa agli anziani. Al telefono la voce si qualifica per il congiunto o per un suo amico. Ha subito un incidente e ha bisogno, il nostro caro, di un gruzzoletto per uscirsene pulito dalla vicenda “senza mettere in mezzo l’assicurazione”. Se la vittima accetta, a casa di presenta direttamente la sedicente parte lesa che si fa regolare il conto, e tanti saluti ai soldi.

Ci sono poi situazioni meno traumatiche ma ugualmente efficaci ai fini della truffa. La voce al telefono si qualifica per nipote/figlio della persona da truffare. Chiede la cortesia di ritirare un pacco (che un fidato postino le farà recapitare a casa) e saldarne le spese, anticipandole. “Ho già speso 300 euro, tu dagli gli altri 500 al corriere quando viene da te”. Cosa contenga il pacco non può essere mistero, se costa così tanto deve, il truffatore, dare almeno un cenno di spiegazione. Di solito lo trova nella tecnologia, asserendo che il postino le consegnerà il pezzo di un computer. Si va lisci sul velluto, così: quale è mai la possibilità di trovare un nonnetto sprint che sa tutto di pc, Seo, mouse, hardware e software?

Al telefono sono talmente bravi, inoltre, da dribblare domande insidiose del tipo “Come si chiama tua madre?” con arguti motti di spirito. E da presentarsi con perifrasi che la consuetudine e l’ironia figlie dell’affetto che lega le famiglie ha sdoganato: “sono il tuo primo nipote”, per esempio.

Dovessero trovare dall’altra parte una persona accomodante e disponibile, si presenterebbero subito a casa sua a perfezionare la truffa.

Capita a volte, però, che la persona da raggirare sia un po’ diffidente. E che chieda così di avere altre notizie, di essere rassicurato sulla vera identità del suo interlocutore magari chiedendogli di mettere giù il telefono in modo tale da poter richiamare a casa del parente che chiede l’aiuto. Qui viene in aiuto dei truffatori una tecnica semplicissima: far restare il telefono occupato in modo tale da rispondere direttamente facendo intendere all’anziano di aver risposto dal numero che questi ha chiamato per essere sicuro di parlare con nipote/figlio. Una volta passato quest’ulteriore scoglio, di solito è fatta perché l’anziano si convince che dall’altra parte del telefono, nonostante la voce che non è proprio quella solita, ci sia davvero il congiunto che c’ha chiesto la cortesia di un favore.

I “requisiti” della potenziale vittima

Nessuno può dirsi al sicuro da questo genere di truffe e non è sempre vero che le vittime siano solo ed esclusivamente persone anziane. Di solito però è proprio a loro che si rivolgono i truffatori. Sono più deboli e hanno l’entrata sicura di almeno una pensioncina, per quanto povera. Le telefonate arrivano sempre ai numeri fissi e quasi mai sui cellulari. Con il caro vecchio telefono, magari quello a disco, con i tasti sotto la cornetta per mettere, togliere e rimettere in linea le chiamate, si può giocare e rigiocare con minore possibilità di essere sgamati. Di solito chi campa di queste truffe lavora sui grandi numeri. Ci si attacca alle pagine bianche, a volte, manco fossero dei veri e propri rappresentanti, venditori porta a porta, commessi della truffa. Ciò consente loro la più elementare delle cautele: quando sentono che l’interlocutore è ancora diffidente, semplicemente lo “scartano” e passano a quello successivo. Il call center della truffa non rischia e non torna sul luogo del delitto quando questo non si è consumato. È possibile (e ce ne sono di casi) che ci siano anziani truffati due volte con lo stesso metodo ma nessuno ha mai “insistito” a voler convincere chi non dava abbastanza “sicurezza” ai malfattori.

Chi ha specializzato il suo modus operandi potrebbe aver anche raccolto sommarie informazioni relativamente alle persone che ha deciso di “contattare”. Vengono raccolti, a tal fine, oltre al numero di telefono anche l’indirizzo – che spesso si può rinvenire anche su internet – e la sua situazione economica e familiare, se ha figli che vivono sotto il suo stesso tetto e, magari, altre informazioni sui congiunti da utilizzare nella telefonata d’approccio. In una recente operazione dei carabinieri della compagnia di Battipaglia, in provincia di Salerno, uno dei presunti truffatori del telefono, è stato scoperto con in casa ben 9mila post-it pieni zeppi di numeri, indirizzi e appunti sulle “vittime” da avvicinare. Il grosso numero di dati che vengono ottenuti ha fatto pensare, in altri contesti operativi e geografici, a una contiguità con presunti complici “basisti” capaci di accedere a banche dati e informazioni riservate dei cittadini.

Chi s’è professionalizzato aggiunge altre capacità ancora al suo bagaglio di delinquenza. E falsifica a bella posta documenti di ogni genere per l’intestazione fittizia di sim, bollette, linee fisse e account internet. Grazie alle girandole di firme e nomi falsi legati a volti ancora più fasulli, cercano di farla franca e – contemporaneamente - di presentarsi con un’identità “pulita” e credibile.

Tutti i rischi

A chi ha dato fiducia, ed è andata ancora bene, la disavventura è costata qualche centinaio di euro. Però è successo pure che qualche anziano ci ha rimesso molto ma molto di più. Quando si riesce a estorcere la fiducia di una persona che dedica l’ultima stagione della sua vita a lavorare, come la formica della favola, affinché i suoi cari possano sempre contare su un aiuto da parte loro, suonano, nei cuori malvagi di questi truffatori, le campanelle del jackpot. Si conoscono casi di anziani che, non avendo contanti in casa (come giusta precauzione), hanno consegnato ai delinquenti direttamente il loro Bancomat. Ad altri sono stati estorti, con la scusa dei parenti in difficoltà, oro e gioielli. Non si guarda in faccia a nessuno e non si fermano davanti a nulla. Spesso, in questi casi, il bottino diventa ingente e rischia di lasciare al verde il pensionato che ha loro dato fiducia. E questa sarebbe ancora la migliore delle soluzioni perché il danno più grave è fatto alla dignità stessa dei truffati che si sentono mortificati, annichiliti, delusi e inadeguati. Violentati nel proprio intimo, nel rapporto che s’ha con il mondo circostante. Uno choc vero e proprio.

Per questo occorre ricordare ai propri parenti, specialmente ai più anziani, che nessuno ha l’obbligo di consegnare denaro a chiunque.

Se ci sono da pagare multe, “cauzioni”, ci sono le modalità previste dalla legge che non sono certo quelle della consegna di contanti in mano a sedicenti avvocati, cancellieri, postini, corrieri, amici, incidentati. E che mai occorre proteggere e proteggersi da un odioso fenomeno.

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