Cronache

L'Italia pagò un altro riscatto. Bugie degli 007 sul caso Pelizzari

Il Guardian accusa il nostro Paese di aver pagato 525.000 dollari per la liberazione di Bruno Pelizzari, rapito dai pirati somali nel 2010

L'Italia pagò un altro riscatto. Bugie degli 007 sul caso Pelizzari

Dopo il caso del riscatto pagato dall’Italia per liberare Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti rapite in Siria, ecco che da Londra arriva un duro atto d’accusa contro il presunto ruolo dell’intelligence italiana sul caso della liberazione di Bruno Pelizzari e della sua compagna nel giugno del 2012.

Per il Guardian, infatti, che si basa su un documento fornito da un'agenzia di spionaggio sudafricana, "l’intelligence italiana aiutò a escogitare una falsa storia sul recupero di ostaggi ad opera delle forze di sicurezza (somale) per celare il pagamento di un riscatto".

Nella versione ufficiale il ministro degli Esteri dell’epoca, Mario Terzi, escluse il pagamento di un riscatto, mentre il ministro della Difesa somalo, Hussein Ara Isse, con i due osttaggi al fianco, raccontò appunto di un blitz delle forze di sicurezza locali. Ma in un documento designato "segreto" dei servizi segreti sudafricani datato 6 luglio (2012) (ottenuto dalla rete al Jazeera e citato in un documentario trasmesso ieri sera sull’industria dei riscatti) si legge, scrive il Guardian, che il capo degli 007 di Pretoria per il Corno d’Africa riferisce che "l’agenzia di intelligenge Aise (l’ex Sismi) pagò un riscatto di 525.000 dollari".

E "per nascondere il pagamento del riscatto l’Aise e la Snsa (gli 007 somali) e gli ostaggi concordarono di informare la stampa ed il pubblico che il loro rilascio era stato il risultato di un’operazione di salvataggio delle forze di sicurezza somale". Pellizzari e la sua compagna, prosegue il Guardian, giunsero a Roma su un jet privato il 22 giugno "e agli ostaggi venne data istruzione dai funzionari italiani di non rivelare che era stato pagato un riscatto ma piuttosto di dire ai media che il Tfg (governo federale di transizione) somalo li aveva tratti in salvo".

Il Guardian aggiunge che "un portavoce del ministero degli Esteri ha dichiarato di non poter commentare su questo caso specifico ma ha ribadito che la posizione italiana sugli ostaggi non è cambiata", riferimento alle dichiarazioni "fatte in Parlamento in cui i ministri hanno (sempre) negato che l’Italia paghi riscatti per il rilascio degli ostaggi".

Il pezzo del Guardian cita il caso italiano in realtà per rimarcare le differenze di gestione degli ostaggi da parte dei diversi governi, rivendicando un’apparente primazia morale della posizione intransigente degli Usa (anche se l’amministrazione Obama sta cambiando orientamento, non ostacolando più, di fatto, il pagamento di denaro da parte delle famiglie degli ostaggi) e del Regno Unito.

Anche se il Guardian dimentica di citare il caso dell’ingegnere italiano Franco Lamolinara, 47 anni, morto in in Nigeria in un blitz fallito proprio delle forze speciali britanniche a marzo del 2012, insieme all’inglese Cristopher McManus.

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