Le liti sul "nulla" per rinviare lo scontro finale

Comunicazione centrata su temi "innocui" o non in agenda come prescrizione e rifiuti

Le liti sul "nulla" per rinviare lo scontro finale

Sono giorni che Luigi Di Maio e Matteo Salvini mettono in scena una sorta di versione al contrario della celebre Christmas Carol di Charles Dickens. A differenza del vecchio Scrooge, infatti, i due vicepremier stanno usando con grande abilità i fantasmi degli anni a venire per nascondere i problemi del presente. Il tutto con una regia comunicativa eccellente. Difficile spiegare in altro modo, infatti, la zuffa delle ultime ore sue due questioni che tutto sono fuorché impellenti: la riforma della prescrizione (che se tutto va bene è destinata ad entrare in vigore nel 2020) e il braccio di ferro sui rifiuti (come se davvero il governo dovesse aprire o chiudere inceneritori e termovalorizzatori da qui ai prossimi mesi).

Insomma, la verità è che litigano sul nulla. E che lo fanno consapevolmente e con grande abilità proprio mentre in Europa e sui mercati sta esplodendo il caso Italia. È andata così lunedì scorso: mentre lo spread schizzava a 322 punti e a Bruxelles il ministro dell'Economia Giovanni Tria veniva trattato come uno che si è imbucato a una festa a cui nessuno l'aveva invitato, quale migliore risposta di un bel Consiglio dei ministri straordinario a Caserta con tanto di conferenza stampa? Uno schema che si è ripetuto puntualmente ieri, quando la macchina della comunicazione del M5s ha deciso di puntare i riflettori sulla questione sicurezza. Un tema, lo ha teorizzato il portavoce del premier Rocco Casalino in diverse riunioni di staff, che il Movimento ha «colpevolmente sottovalutato e lasciato nelle mani della Lega». Così, alle sette di mattina è il sindaco di Roma Virginia Raggi a mettere il cappello sul blitz notturno che a Roma ha portato all'abbattimento di otto ville del clan dei Casamonica. Non è un caso che di lì a un'ora Salvini si presenti sul posto per incassare il suo «dividendo», visto che è il ministro dell'Interno il primo teorico della linea del rigore. Si arriva così dopo pranzo, quando Palazzo Chigi fa sapere che il premier Giuseppe Conte andrà anche lui a fare la passerella sulle macerie dei Casamonica. È questo, insomma, l'osso da gettare ai media mentre lo spread corre vertiginosamente fino a 335 punti.

Che il blitz di Roma sia un indiscusso successo della linea legalitaria non c'è infatti dubbio, che imponga la presenza del ministro dell'Interno e soprattutto del presidente del Consiglio mentre la trattativa con l'Europa sulla manovra dovrebbe essere nel vivo è invece alquanto discutibile. Anche oggi, però, come accaduto ieri con i titoloni sulla guerra dei rifiuti, il governo gialloverde riuscirà se non a camuffare quantomeno a smussare quello che ormai sta diventando uno scontro frontale non solo con Bruxelles ma anche con i mercati.

Ancora una volta, dunque, M5s e Lega mettono in campo con successo quelle che sono delle vere e proprie armi di distrazione di massa. L'elefante del giorno, lo ha chiamato qualcuno. Così grosso da nascondere quello che davvero è il tema caldo del momento. Che ieri, con tutta evidenza, era il combinato disposto tra spread, ko di Piazza Affari e allarme della Bce sul caso Italia. Il tutto alla vigilia del giudizio negativo della Commissione Ue sulla nostra manovra che è atteso per oggi.

Il punto, però, è anche e soprattutto comprendere la ratio di questa strategia evidentemente consapevole. Perché sono giorni che né M5s né Lega alzano i toni contro l'Europa. Anzi, Di Maio è arrivato persino a invocare un dialogo, come pure il ministro Paolo Savona, lo stesso che fino a ieri teorizzava di farsi esplodere in quel di Schengen. Insomma, invece di prendere di petto l'Ue e argomentare le proprie ragioni, la scelta per ora è di rimanere nelle retrovie e concentrarsi su altro.

C'è chi ipotizza che questo dipenda dal fatto che Di Maio e Salvini sono ormai ai ferri corti e che il leader della Lega, conscio di non potere reggere se lo scossone dei mercati sarà troppo impetuoso, abbia già pronta una via di fuga. E lo sgambetto di ieri sera alla Camera, dove in un voto segreto la Lega ha mandato sotto la maggioranza sul ddl anticorruzione, non fa che accreditare questo scenario.

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