Omofobia, in chiesa fedeli pregano contro i ddl Zan: fuori esplode la protesta

In piazza a Lizzano i manifestanti contro la preghiera in chiesa. Le proteste dei carabinieri e l'intervento del primo cittadino. Il prete: "A nessuno può essere impedito di pregare"

Omofobia, in chiesa fedeli pregano contro i ddl Zan: fuori esplode la protesta

A Lizzano, un piccolo Comune in provincia di Taranto, il parroco della chiesa San Nicola, don Giuseppe Zito, ha organizzato un "rosario per la famiglia". L'iniziativa, come enuncia il manifesto che ha radunato diversi fedeli, è stato pensato per " difendere la famiglia dalle insidie che la minacciano tra cui il disegno di legge contro l'omotransfobia".

Lo scontro in piazza

La funzione religiosa è stata organizzata, appunto, contro il Ddl Zan-Scalfarotto, la legge per contrastare l'omofobia e la transfobia. In particolare sul foglio della preghiera era specificato che il rosario sarebbe servito per "implorare il fallimento del ddl". Affisse, poi, sul colonnato della chiesa frasi come "Dio ti insegna a odiare le lesbiche", "Dio ti insegna a non amare il diverso", "Dio ti insegna a discriminare", "Dio ti insegna a limitare le libertà", "Dio ti insegna a odiare i gay" e "Dio ti insegna a odiare i transgender". Su ogni foglio (stando alle parole del prete sono state messe dai manifestanti) una frase e al centro un grande punto interrogativo.

In occasione del rito, nella piazza di Lizzano, era stata organizzata una manifestazione dei cittadini in difesa dei diritti degli omosessuali. Durante il flash mob è arrivata una pattuglia dei carabinieri per prendere i nominativi dei partecipanti. Il sindaco Antonietta D'Oria è, però, intervenuta in difesa dei manifestanti. Il primo cittadino ha ricordato l'articolo 21 della Costituzione in base al quale "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". In piazza era presente anche la scrittrice pugliese Francesca Cavallo che sui social ha scritto di essere "orgogliosa di Lizzano" e che questa è una "bella storia di cittadinanza attiva e di sana partecipazione democratica".

Le proteste politiche

Il Comune di Lizzano ha preso le distanze dall'iniziativa del parroco della chiesa di San Nicola. "Noi prendiamo, fermamente, le distanze", hanno scritto in un post pubblicato su Facebook. "Certo non sta a noi dire quello per cui si deve o non si deve pregare - si legge - ma anche in una visione estremamente laica quale è quella che connota la attuale amministrazione comunale, la chiesa è madre e nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli. Qualunque sia il loro, legittimo, orientamento sessuale." Per l'amministrazione comunale di Lizzano, sono altre le minacce "che incombono sulla famiglia e per le quali, sì, sarebbe necessario chiedere l'intervento della Divina Misericordia". "Perché non pregare contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine? Perché non celebrare una messa in suffragio per le anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo? Perché non pregare per le tante vittime innocenti di abusi?", chiedono gli amministratori comunali. "Tanti altri sono i motivi per cui raccogliere una comunità in preghiera. Certo - conclude il post - non contro chi non ha peccato alcuno se non quello di avere il coraggio di amare. E chi ama non commette mai peccato, perché l'amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l'animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende.".

Il video ha fatto il giro del web ed è stato condiviso anche sulla pagina Facebook di Anna Rita Leonardi, dirigente provinciale di "Italia Viva" di Salerno. "Il sindaco è intervenuto per capire con quale criterio venissero identificate le persone in piazza. Non stavano dando fastidio a nessuno. Ha fatto bene il primo cittadino perché non c'era nessun motivo per cui quei cittadini non potessero partecipare ad un flash mob, era una manifestazione simile a quella della preghiera: dentro erano contro la legge e fuori a favore. Perché chiedere i documenti agli uni e non agli altri?" ha dichiarato a ilGiornale.it Anna Rita Leonardi.

Il parroco si difende

Il prete della parrocchia di San Nicola sul caso del "rosario" si è difeso. In una nota stampa don Giuseppe Costantino Zito ha, infatti, dichiarato di non aver fatto parte alla funzione liturgica in quanto impegnato "in un'istruttoria matrimoniale", ma ha solo concesso a un gruppo di fedeli, che ne avevano fatto richiesta, "l'aula liturgica della chiesa per un semplice momento di preghiera a favore della famiglia naturale", specificando che il rosario non era stato organizzato dalla parrocchia.

In merito al Ddl Zan don Giuseppe Zito ha poi fatto riferimento a quanto già dichiarato dalla conferenza episcopale a giugno scorso e cioè che la chiesa guarda "con preoccupazione alle proposte di legge contro i reati di omotransfobia" in quanto "non si riscontrano lacune che giustifichino l'urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un'eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide".

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