Loreto Mare, il dramma di una figlia: "A mio padre negavano pure l'acqua"

"C’era un signore in stato vegetativo e un dottore lo ha definito letteralmente “frattaglia”, tanto da scatenare la rabbia dei familiari"

Loreto Mare, il dramma di una figlia: "A mio padre negavano pure l'acqua"

Ospedale Santa Maria di Loreto Nuovo. Quando lo costruirono negli anni Cinquanta, sembrò logico dedicarlo alla vicina Chiesa della Madonna di Loreto, rasa al suolo dalle bombe degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Sembrò una rinascita quell’edificio color crema proprio all’imbocco dell’ingresso sud di Napoli. Sembrò un’idea eccellente piazzare un presidio sanitario tra la zona del Mercato, oltre 10mila abitanti, e comuni come San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco, un bacino da 250mila abitanti. E lo era, e assieme c’era la convinzione che Napoli fosse una città fondamentale per l’Italia, la capitale del Sud, che doveva avere l’ospedale più grande, il Cardarelli, e altri luoghi di cura e soccorso come appunto il Santa Maria di Loreto Nuovo, ribattezzato quasi subito Loreto Mare. 55 agli arresti domiciliari, 94 indagati.

Questa storiaccia di medici infermieri e impiegati fantasma getta fango su una storia importante e grande. E getta l’ombra del sospetto che, mentre chi doveva vegliare sui pazienti nei reparti era invece a giocare a tennis o in altre faccende affaccendato, i più sfortunati morivano nell’indifferenza totale. Valentina porta con sé questo terribile sospetto sulla morte del padre, ricoverato proprio al Loreto Mare.

IL DRAMMA

“Abbiamo vissuto questo dramma, papà è morto di recente, siamo molto incattiviti per questo. Ancora dobbiamo elaborare il lutto. Devo pensare che queste persone facessero questo lavoro, occuparsi della salute degli altri, solo per lucro, non per amore. Questo lavoro va fatto con amore, chi fa il dottore o l’infermiere deve amare quello che fa, per salvare vite o accompagnare con dignità alla morte i casi di malati non curabili”.

E ancora: “Mio padre aveva come ultimo piacere prima di morire quello di rinfrescarsi la bocca con un po’ d’acqua. Gli veniva negata come se fosse un suo capriccio. Non sono convinta chi sia stato curato come avrebbe richiesto la sua malattia. C’era un signore in stato vegetativo e un dottore lo ha definito letteralmente “frattaglia”, tanto da scatenare la rabbia dei familiari”.

Poi il racconto sui medici: "La partita, la fiction, la braciata di carne, era più un circolo dove si chattava, si mangiava, si guardava la televisione, dove insomma si divertivano un po’. Per loro i malati erano in secondo piano”.

“Il giorno in cui è morto mio padre siamo arrivati all’ospedale, ma al capezzale di mio padre abbiamo trovato un’altra famiglia che era arrivata prima di noi. Per sbaglio avevano avvertito anche loro, che però non c’entravano nulla, ovviamente”. Questo caso di malasanità è tutto da verificare.

Resta comuqnue un quadro sconfortante che non deve intaccare una sanità pubblica aperta al maggior numero possibile di cittadini, né una sanità campana e napoletana che, nonostante lo stato commissariale, mantiene punte di eccellenza sia nei singoli che nelle strutture (si pensi, ad esempio, al Santobono, l’ospedale dei bambini). Ma certo il medico tennista e il suo sorriso goduto che si affaccia sulla sua bacheca facebook gettano un’ombra sinistra su tutto un sistema. Che ora è chiamato a pagare il conto…

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