L'ultima prova di un esecutivo senza cultura

Dalla vicenda di Banca Etruria e, più in generale, dalla crisi del sistema bancario - in sofferenza per una politica creditizia attenta solo ai propri risvolti clientelari - non è che il governo sia uscito bene

L'ultima prova di un esecutivo senza cultura

Dalla vicenda di Banca Etruria e, più in generale, dalla crisi del sistema bancario - in sofferenza per una politica creditizia attenta solo ai propri risvolti clientelari - non è che il governo sia uscito bene. Tutt'altro. Dapprima l'Etruria è andata in soccorso di parenti vicini e lontani di membri in difficoltà finanziaria dell'esecutivo; successivamente, il governo ha fatto altrettanto nei (...)(...) confronti del sistema bancario con i soldi di contribuenti già derubati come correntisti dallo stesso sistema bancario. Davvero, un esempio di spregiudicato clientelismo secondo lo schema tipico della prima Repubblica.L'Italia è in crisi, ma nessuno vuole dirlo per carenza culturale e per opportunismo politico. L'esempio lo dà lo stesso presidente del Consiglio, furbo, vanitoso, che sopperisce col cinismo alla propria inadeguatezza culturale, e attento unicamente a restare in sella il più a lungo possibile, non facendo nulla. Sono venute al pettine, tutte insieme e all'improvviso, le carenze liberali del Paese, opportunamente coltivate da una sinistra nemica delle conquiste dell'illuminismo, ancorata all'esempio sovietico, al quale si erano ispirati i costituenti del 1948, sconfitto dalle dure repliche della storia.Siamo vissuti all'ombra di un progressismo immaginario, mentre passo dopo passo si procedeva alla distruzione delle conquiste dello Stato moderno. L'operazione è stata a tal punto subdola e spregiudicata da non fare neppure scandalo.

Era successa la stessa cosa nel '22, agli albori del regime fascista, quando il Paese era precipitato nella dittatura senza neppure accorgersene. Come allora, la protagonista è una certa borghesia, culturalmente e politicamente estranea allo Stato democratico-liberale, incline all'autoritarismo come rimedio a una crisi nella quale essa stessa sguazza.È, del resto, su questo filone reazionario che si innesta la crisi in corso della quale nessuno parla perché - a cominciare dal capo del governo, inadeguato, non ritiene politicamente conveniente parlare. Alle prossime elezioni politiche si confronteranno - sulla base di un sistema elettorale fortemente voluto da Renzi - il Partito del capo del governo (il Pd) e quello di Grillo (Cinque stelle) e non è difficile prevedere come andrà a finire.

Vincerà il partito del presidente e piomberemo definitivamente nel regime, col Partito unico nazionale già prefigurato da Renzi. Quando era comparso sulla scena politica nazionale, uno dei quattro gatti liberali ancora in circolazione, lo aveva definito «un fascistello». Temo non si sia sbagliato. Piero Ostellinopiero.ostellino@ilgiornale.it

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