L'ultimo sfregio degli antifa: "No foibe no party"

A Genova spuntano dei manifesti che inneggiano alle foibe. L'unione degli istriani: "Un'azione che tutti dovrebbero denunciare"

L'ultimo sfregio degli antifa: "No foibe no party"

A distanza di 75 anni c'è ancora non solo chi nega le foibe, ma addirittura chi inneggia ad esse. Non solo il 10 febbraio, quando si commemora il Giorno del Ricordo, ma tutto l'anno. Per la sinistra più radicale, infatti, le cavità carsiche in cui furono gettati gli italiani a guerra finita sono un pensiero fisso. Quasi un desiderio che non si è mai del tutto realizzato.

E così questa mattina Genova si è svegliata tappezzata di manifesti, ovviamente abusivi, in cui si inneggia alle foibe. Lo ha annunciato l'Unione degli istriani, rilanciando la scoperta di Teresa Lapolla, Antonino Sergio Gambino e dell'editore e saggista Andrea Lombardi, e postando le immagini su Facebook: "Nel capoluogo ligure sono stati affissi nelle scorse ore alcuni manifestini abusivi dal chiaro messaggio oltraggioso dei nostri drammi. 'No Foibe, no party', si legge sui placati lordati di stella rossa, firmati 'Genova antifascista', che hanno infastidito e indignato molti di noi. Come sempre, quando si tratta di offese a danno delle nostre tragiche vicende, la legge è magnanima, al punto che questa iniziativa non costituisce reato alcuno".

L'Unione degli istriani fa poi notare il doppiopesismo che, sempre di più, viene portato avanti in queste occasioni: "Ben diverso sarebbe stato qualora oggetto dell'ingiuria fossero stati i campi di sterminio nazisti".

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Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione, afferma al Giornale.it: "Si tratta di una iniziativa che, al contrario di coloro che vorrebbero minimizzare, va invece denunciata e sulla cui condanna dovrebbero essere d'accordo tutte le istituzioni regionali e cittadine, così come le forze politiche. Dopodiché sappiamo bene che rimarrà beatamente impunità, anche qualora gli autori materiali dovessero rivendicarla, perché nel nostro Paese si possono offendere i nostri drammi liberamente, senza commettere alcun reato. Ed è proprio su questo punto che va fatta una riflessione seria". Già, perché le vittime delle foibe sono ancora considerati morti di serie B.

Anche Emanuele Merlino, presidente del comitato 10 febbraio, è intervenuto su questa vicenda: "I nostalgici del comunismo assassino del Maresciallo Tito colpiscono ancora. Adesivi dal contenuto disgustoso sono stati affissi in città da elementi ben conosciuti dell’antifascismo locale, che non trovano di meglio da fare che continuare a diffondere appelli all’odio. Invitiamo l’amministrazione comunale, che sappiamo sensibile all’argomento, a defiggere i deliranti manifestini e soprattutto a costituirsi parte civile in un procedimento a carico di chi ha ideato e attuato l’affissione abusiva.

Questo triste episodio – conclude Merlino – deve spingere il Comune, i cittadini e le associazioni a intensificare le iniziative culturali e di confronto democratico, per espellere da Genova chi sminuisce o nega il dramma delle foibe e l’esodo dal confine orientale d’Italia. Noi, come sempre, siamo a disposizione per raccontare la verità.”

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