Cronache

Le mani della 'ndrangheta sui parcheggi a Malpensa

L'organizzazione era riuscita anche a infiltrarsi nella politica locale: in manette anche un cosigliere comunale

Le mani della 'ndrangheta sui parcheggi a Malpensa

Le mani della 'ndrangheta volano fino a Malpensa. È quanto emerso dall'operazione in corso da questa mattina, che vede impiegati 400 carabinieri, che hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 persone. Le accuse sono quelle di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

L'inchiesta ha ricostruito l'organizzazione mafiosa locale, stanziata tra Legnano e Lonate Pozzolo, seguita alla scarcerazione dei principali esponenti del clan, tra i quali Vincenzo Rispoli, Emanuele De Castro e Mario Filippelli. Una volta usciti, tra il 2015 e il 2017, i boss iniziano ad interessarsi ai parcheggi nell'area di Malpensa, soprattutto a partire da quest'anno, sato lo spostamento dei voli di Linate sull'aeroporto di Milano, a causa di lavori di ristrutturazione. Così, erano riusciti ad ottenere le quote di due parcheggi privati, sequestrati questa mattina.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i carabinieri sarebbero riusciti a sgominare il giro d'affari grazie alla collaborazione di un imprenditore, che avrebbe registrato le conversazioni con i mafiosi. Dopo essersi rifiutato di entrate in affari con loro, infatti, avrebbe iniziato ad usare un'applicazione che registra automaticamente le chiamate. Dopo aver raccolto e trascritto tutte le conversazione avvenute con i membri della 'ndrangheta, le avrebbe consegnate ai militari. Secondo quanto emerso, sembra che i mafioso avessero intimato all'imprenditore di non comprare un terreno da adibire a parcheggio per Malpensa, perché avrebbe fatto concorrenza al loro.

Ma la 'ndrangheta non si limitava solo agli affari sui parcheggi. L'organizzazione, infatti, era vista come un organo di protezione, tra chi "assumeva" i mafiosi per recuperare dei crediti e chi chiedeva protezione da estorsioni o minacce da parte di altri criminali. Sembra, inoltre, che la 'ndrangheta si fosse infiltrata anche in politica: 300 voti in cambio delle nomine di parenti o amici alle cariche comunali.

In manette, infatti, è finito anche un consigliere del Comune, accusato di collegare l'ambiente politico con i boss della cosca.

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