Cronache

La biologa marina "sbocciata" in Australia

Mariasole Bianco fa parte della Commissione mondiale delle aree protette. A nominarla non sono state le autorità italiane ma la Commissione stessa come riconoscimento delle sue capacità

La biologa marina "sbocciata" in Australia

Mariasole Bianco ha 29 anni, una laurea in biologia marina e un master a Cairns (Australia). La sua più grande passione è il mare, o meglio, la difesa del mare. Per questo nel 2013 ha fondato Worldrise, un'associazione no profit che crea e promuove progetti per la tutela dell'ambiente marino, coinvolgendo giovani studenti e neolaureati.

Mariasole ha una storia molto particolare da raccontarci. Iniziamo dalla fine. Da più di un anno fa parte della Commissione mondiale delle aree protette (Wcpa). Lo scorso mese di novembre ha partecipato al congresso decennale sui Parchi e le aree protette, svoltosi a Sydney, con migliaia di delegati di tutte le aree poste sotto tutela nel pianeta.

La nostra giovane biologa fa parte della Commissione mondiale non perché sia stata nominata o segnalata da istituzioni italiane, che quasi ignorano la sua esistenza. A volerla in quell'organismo è stata la Commissione stessa, per le capacità e le conoscenze che Mariasole ha sviluppato nel tempo. In Australia Mariasole ha fatto quattro interventi ed è stata una delle figure chiave dei giovani professionisti dell'Iucn (International Union for the Conservation of Nature).

Dopo essersi laureata a Genova, ha individuato il suo percorso nell'ambito della “decision making”, trattando l'aspetto manageriale nella gestione delle risorse naturali. In Italia vi sono ben 27 aree marine protette e due parchi sommersi, con oltre 700 km di costa tutelati. “Quello che manca – spiega Mariasole – sono le competenze e le professionalità specifiche per la loro gestione. Per questo motivo, da area ad area, c'è un divario grandissimo nell'efficacia della gestione”. E la mancanza di un punto di vista manageriale, unita al fatto che i fondi destinati dallo Stato sono ridotti al minimo, determina il risultato che tutti possiamo immaginare.

Al test d'ingresso per un master finanziato dall'Ue sulle aree marine protette, Mariasole ottiene uno dei punteggi più alti: 50 punti come conoscenze (su 50) e 25 sul progetto presentato (sue 25). Nella prova psicoattitudinale, però, arriva la doccia fredda: le danno zero (su 25). Neanche un punto. Ma cosa ha combinato per meritare una simile bocciatura? È stata troppo sincera: parlando delle proprie aspirazioni ha detto di voler lavorare, un giorno, al ministero dell'Ambiente. “Se avessi risposto di volersi occupare delle certificazioni delle acque probabilmente mi avrebbero dato 25”. Ma il suo puntare troppo in alto non ha pagato. “Chissà come l'avrebbero presa se avessi detto di voler lavorar nella Commissione mondiale sulle aree protette, dove oggi effettivamente siedo”. Una ragazza preparata e determinata è stata bocciata perché aveva aspirazioni troppo alte. Meno male che all'estero hanno dimostrato di apprezzare le qualità di Mariasole, che evidentemente faceva bene ad essere così ambiziosa.

La giovane biologa non si è persa d'animo e oggi, guardandosi indietro, ringrazia la psicologa che ne stroncò sul nascere le velleità: “Grazie a lei ho potuto fare un'esperienza che mai mi sarei sognata”. Per completare gli studi, infatti, Mariasole è partita per l'Australia e ha seguito un corso di laurea specialistica indirizzata alla gestione delle aree protette. Dopo il master in Australia, lavora al progetto “Coral Sea”, una campagna per l'istituzione dell'area marina protetta più grande del mondo (superficie pari a quella di Francia, Regno Unito e Italia messe insieme), che ha coinvolto pescatori, istituzioni, centri d'immersione, industria turistica e terzo settore.

Poi dà vita a Worldrise, la no profit che opera su due fronti: quello della comunicazione e dell'educazione per la conservazione delle risorse ittiche e le condizioni del mare; e il coinvolgimento dei giovani per la corretta gestione delle risorse marine, non come mera tutela fine a se stessa, ma nell'ambito di uno sviluppo sostenibile che crei ricchezza e opportunità per tutti.

Mariasole ha viaggiato e lavorato all'estero. Ha fatto sacrifici (in Australia per mantenersi agli studi faceva la babysitter e insegnava inglese agli italiani). Non ha problemi a immaginare il suo futuro professionale all'estero. Anche se vorrebbe lavorare in Italia per portare il suo “know-how” al suo Paese e far crescere altri giovani che abbiano voglia di seguireil suo percorso. Restare in Italia con questo tipo di lavoro è dura, specie in questo periodo. Lei lo sa, ma non demorde: “Vorrei farcela, mi sto muovendo anche a livello europeo, con varie associazioni e organizzazioni”. La sua associazione vive di donazioni (aperitivi, cene, mercatini). In più ci sono i progetti europei, i cui fondi bisogna essere bravi a saper cogliere. L'Italia in questo ha un record negativo. Ma c'è un limite: l'Ue cofinanzia fino al 60%, il restante 40% di risorse bisogna trovarlo in altro modo.

A chi le dà dell'idealista, mettendo in rilievo la sua presunta scarsa concretezza, lei risponde così: “In Francia su cento aree marine protette ogni euro investito dallo Stato ne porta 92 alla comunità. Dire che è un investimento ottimo è sin troppo riduttivo”. Difficile darle torto. L'importante è far partire quel circolo virtuoso in grado di valorizzare (non solo cionservare) al meglio il nostro patrimonio. E il discorso vale per la natura ma anche per la cultura e l'arte.

Prossimo appuntamento in giro per il mondo? Nel 2017 in Cile, per la Conferenza mondiale sulle aree marine protette. Mariasole ovviamente ci sarà.

Con lei i giovani italiani sono pronti a far sentire, forte, la propria voce.  

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