Una storia che fa riflettere. Non sempre tra medico e paziente è saldo. A volte il medico inquadra il paziente come fosse solo una patologia, non come una persona. Ma questa è una storia diversa. Comne racconta l'Huffpost tra il dottor Federico Marini e Nèmesi si è creato un rapporto speciale. La ragazza, trentenne, arriva in ospedale con un tumore al polmone di 15 centimetri: inoperabile. E qui comincia il racconto del dottor Marini: "Noi, di animo insensibile, ce la mettiamo tutta - scrive su facebook -. Ma la maggior parte delle volte possiamo solo guardare in faccia la malattia, riconoscerla e aspettare che faccia il suo decorso. Il paziente morirà. Non hai tempo di affezionarti, ma anche avendolo non vorresti mai affezionarti. Morirà". Dopo aver dato la diagnosi il medico torna a casa e comincia a studiare le carte. Poi il trasferimento di Nemesi in un altro ospedale: "Un "sollievo professionale", dice Marini, "perché non ce la facevo più. Ormai la conoscevo, avevo legato con lei: volevo distaccarmene". Poi, dopo qualche tempo, Nemesi torna a contattarlo su WhatsApp e scrive: "Il tumore si è ridotto da 15 a 3 cm. Adesso ci sono le condizioni per operare chirurgicamente", esulta al telefono Marini. "Sapevo che ce l'avrebbe fatta, ma non gliel'ho mai detto", afferma Marini. E aggiunge: "Ho visto morire tante persone, ma ora stiamo vincendo noi contro questo cazzo di tumore".
"Ho sofferto tanto per lei, per questo me ne sono distaccato. Ora voglio sapere come va a finire". E perché "Nèmesi"? "Ho scelto questo nome perché è una vendetta nei confronti della malattia. Di solito vince lei, ma ci siamo vendicati".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.