Cronache

"La mia casa è terrorista". Un bimbo interrogato dalla polizia per un tema

Uno studente musulmano è finito davanti alla polizia per un errore ortografico

"La mia casa è terrorista". Un bimbo interrogato dalla polizia per un tema

È stato un semplice errore di scrittura, ma poteva essere una mezza confessione. E così l'insegnante di un bimbo musulmano di dieci anni ha chiamato la polizia, per denunciare quello che era successo nella sua classe elementare.

"Vivo in una casa di terroristi", aveva scritto lui, ignaro della bagarre che quelle poche parole stavano per provocare. Perché di lì a poco sarebbe finito interrogato dagli agenti, che dopo l'approvazione dell'Act sull'anti-terrorismo del 2015 monitorano molto più da vicino qualsiasi possibile minaccia.

L'interrogatorio è avvenuto lo scorso 7 dicembre. Le autorità hanno anche esaminato il computer trovato a casa della famiglia, che ha nel frattempo chiesto le scuse della polizia e della scuola. Perché quello che il bambino voleva dire non era che viveva in una "terrorist house", una casa di pazzi pronti all'azione, ma in una "terrace house", una villetta a schiera.

Il clima di tensione ha fatto il resto.

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