Migranti, Mediterranea cerca altri soldi: l'Ong punta al 5x1000

La Mare Jonio è sotto sequestro, ma Casarini e soci riprendono il largo. E ora per Mediterranea si apre pure il fronte del 5x1000

Migranti, Mediterranea cerca altri soldi: l'Ong punta al 5x1000

Sequestrata una nave, se ne fa un’altra. Mediterranea Saving Humans tra “poche ore” intende tornare al largo, nonostante la Mare Jonio abbia ancora le “ganasce” imposte dalla procura di Agrigento in seguito all'inchiesta sullo sbarco di 50 migranti. Dopo un mese e mezzo di sequestro probatorio, l’Ong ha annunciato di essere pronta a ripartire “con una nave battente bandiera italiana”. Quale sia o di cosa si tratti, ancora non è dato sapere. Ma sorge subito una domanda: come pagheranno la nuova imbarcazione?

Equipaggiare un natante per le operazioni Sar non è infatti cosa di poco conto. La stessa Mediterranea spiegava che per la “ricerca, individuazione e acquisto” della Mare Jonio erano sfumati ben 361mila euro. All'ingente spesa iniziale sono seguite altri esborsi. Per affrontare il mare e caricare immigrati occorre adattarsi alle normative marittime italiane (rese più stringenti da Salvini) e a questo scopo Mediterranea aveva investito in lavori di adeguamento ben 163mila euro nel 2018 e altri 125mila nel 2019. Una discreta sommetta. Inoltre, per non farsi mancare nulla a bordo erano stati installati “i più moderni sistemi di comunicazione e di ricognizione in mare” alla modica cifra di 70mila euro circa. In totale fanno 717.325,80 euro di investimento in circa un anno di vita. Tutti "vanificati" dal blocco imposto dalla procura siciliana.

L'Ong non si dà per vinta e dal porto di Palermo Luca Casarini, capo missione di Mediterranea indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, detta la prossima sfida al ministro dell’Interno: "Torneremo in mare, credo sia la migliore risposta a questo clima di odio e di criminalizzazione". Il faccia a faccia con Salvini drenerà inevitabilmente ulteriori risorse. Abbiamo provato a contattare via mail l’Ong dei centri sociali per domandare con quali fondi intendono finanziare la nuova missione. La barca sarà acquistata o affittata? Oppure qualcuno la “presterà” a Mediterranea? E ancora: sarà una nave equipaggiata in tutto e per tutto per le operazioni Sar?

In attesa di ottenere risposta, abbiamo cercato di verificare la disponibilità finanziaria di cui può godere l’Ong. Ad aprile Mediterranea dichiarava di aver speso per il progetto oltre 1,2 milioni di euro. Uscite che a marzo risultavano essere "leggermente" superiori alle entrate, ferme a quota 1.196.648 euro. Oltre alle donazioni a fondo perduto (98mila euro) e i prestiti infruttiferi (115mila euro), Mediterranea aveva ottenuto una linea di credito da parte di Banca Etica (465mila euro) e aveva raccolto (al 24 marzo) ben 518mila euro da "vari canali di crowdfunding". Da quel giorno, però, il contatore di cassa ha registrato ulteriori entrate. Sulla piattaforma “produzioni dal basso” l’Ong risulta aver incassato 807.727,50 euro totali. In pratica da marzo a oggi ha incamerato qualcosa come 289mila euro in più, con cui potrebbe aver coperto le ultime missioni prima del sequestro probatorio.

Con l'arrivo della nuova nave ne serviranno altri? Chissà. Di certo c'è che Mediterranea ha già messo gli occhi anche sul 5x1000. Come noto i contribuenti italiani possono destinare una quota dell’Irpef a finalità di carattere sociale. L’elenco delle associazioni cui destinarla è lungo, ma ad oggi non risulta esserci Mediterranea Saving Humans. Possono iscriversi organizzazioni di volontariato, Onlus, cooperative, enti ecclesiastici, fondazioni e - ovviamente - le Ong. Il fatto è che, tecnicamente, Mediterranea non è una "organizzazione non governativa" (secondo la definizione di legge), ma una "piattaforma di realtà della società civile". Per fare un esempio: l’Iban cui accreditare eventuali bonifici non è intestato a Mediterranea, ma all’associazione Ya Basta di Bologna. Per questo non sembra idonea ad iscriversi nell'elenco per il 5x1000.

Per aggirare il problema, Casarini&co si sono fatti aiutare dall’Arci. L’associazione ha infatti deciso di "destinare la raccolta del 5x1000" alla nave dei centri sociali. Scrivi Arci e leggi Mediterranea. Sarà un 5x1000 "controcorrente", a favore di un "un’azione di disobbedienza morale ma di obbedienza civile".

È ancora presto per sapere quale fetta dell’Irpef finirà nelle tasche di chi fa di tutto per sbarcare migranti in Italia. Si può però guardare allo storico dell’Arci.

Stando ai dati diffusi dal ministero del Lavoro, nel 2015 l’associazione aveva incassato 54.224,35 euro, l’anno successivo 55.003,63 euro e nel 2017 altri 54mila. Un tesoretto che quest'anno Mediterranea spera possa essere ancor più consistente. Per continuare così l'infinita “battaglia” pro migranti.

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