Dopo la Grecia e la Libia, l'Egitto. Potrebbe essere il Paese dei faraoni il prossimo teatro delle partenze di massa dei migranti verso le coste europee per l'estate che si avvicina.
Con la chiusura della rotta balcanica grazie all'accordo con la Turchia (e ai muri eretti dagli Stati dell'ex Iugoslavia) e il possibile insediamento di un nuovo governo in Libia, le organizzazioni africane del traffico d'uomini potrebbero spostare il proprio ambito d'operazioni prevalentemente sull'Egitto.
A confermare questo trend sono i numeri: il 22 febbraio le navi italiane hanno recuperato nel canale di Sicilia 105 disperati alla deriva su un barcone, mentre il 7 aprile ne sono stati soccorsi altri 314 nel Mediterraneo centrale. In entrambi i casi i migranti hanno confermato di essere partiti dall'Egitto. E - circostanza ancor più significativa - i trecento salvati la settimana scorsa hanno specificato di essere diretti in Italia. Un segnale preoccupante: da Alessandria d'Egitto all'isola di Creta ci sono appena seicento chilometri, quasi mille in meno della distanza fra la città egiziana e le coste della Sicilia.
La rete degli scafisti ha basi e uomini in tutto il sud Italia e su internet già si moltiplicano le offerte di viaggi clandestini dall'Egitto al nostro Paese. Costo del viaggio, almeno 4mila euro a persona. La durata e la pericolosità del viaggio rendono impossibile traversate su canotti e gommoni senza motore, come avviene per le migliaia che ogni giorno vengono traghettati dalla Turchia alle isole greche del Dodecaneso. Lì la traversata era di pochi chilometri, nel Mediterraneo centrale di molte centinaia di miglia.
Per questo i migranti vengono imbarcati su grandi pescherecci d'altura, detti "navi madre", che raccolgono i vari gommoncini che fanno la spola fra le coste egiziane e il mare aperto. Come emerge dalle intercettazioni fra trafficanti, una volta imbarcato un numero sufficienti di passeggeri, le "navi madre" salpano alla volta dell'Italia. Una volta in acque internazionali, la "madre" trasferisce il proprio carico di disperati su un altro barchino che viene indirizzato verso la destinazione finale.
La polizia italiana è sulle tracce di una vasta rete di trafficanti in grado di fornire assistenza logistica sia in Egitto che nel nostro Paese. Gli scafisti dispongono di camion per trasferire i profughi lungo la costa egiziana e di basi dove nasconderli in attesa del momento più propizio per l'imbarco, ma anche di basisti in Italia e di un team di avvocati in grado di fornire assistenza legale ad eventuale arrestati.
Maggiori preoccupazioni desta invece la cooperazione tra Roma e il Cairo sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani: la crisi diplomatica seguita al caso Regeni ha indotto molti a temere per l'atteggiamento del governo di Al-Sisi.
Persino il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenuto stamane a "La telefonata" di Maurizio Belpietro su Canale 5, ha spiegato di non credere che "ci sia stata una scelta da parte dell'Egitto di chiudere un occhio per favorire la partenza di migranti."
"Non credo - ha concluso il titolare del Viminale -che al governo di al Sisi convenga un atteggiamento del genere". Una velata minaccia che nasconde, forse, il timore di una nuova ondata di sbarchi.
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