Coronavirus

La "Milano da mangiare" che lotta contro il coronavirus

Da giorni, Milano è una città semideserta. La paura del contagio ha fatto rinchiudere gli abitanti in casa e mandato in crisi i ristoratori. Dalle pizze gratis ai pasti donati, ecco le iniziative del settore che non vuole fermarsi

La "Milano da mangiare" che lotta contro il coronavirus

Milano non si ferma. È questo il messaggio che da giorni centinaia di imprenditori, personaggi dello spettacolo e gente comune hanno condiviso su tutti i social per combattere la psicosi coronavirus e non restare chiusi in casa. E mentre il video #MilanoNonSiferma ha iniziato a invadere Facebook, Instagram e LinkedIn, c'è chi sotto la Madonnina continua ad andare avanti per dare coraggio ai cittadini, invitandoli a non farsi sopraffare dalla paura.

Da lunedì, Milano è una città fantasma. Metropolitane semideserte, locali vuoti, strade caratterizzate da un silenzio assordante. La paura del Covid-19 ha fatto rinchiudere gli abitanti in casa e bloccato così la capitale dell'economia italiana. Ma c'è chi non si è fermato e ha continuato a lavorare oltre la psicosi. "Non è mai successa una cosa del genere. È dura, la gente continua ad avere paura e non frequenta i locali. Tutti stanno registrando cali importanti, noi siamo in perdita ma possiamo fronteggiare la situazione perché siamo un brand forte. Ma molti locali potrebbero persino morire", ci ha spiegato Nanni Arbellini, giovane pizzaiolo campano trapiantato a Milano, co-fondatore di Pizzium. "Io questa mattina - ha continuato con voce spezzata - ho dovuto lasciare a casa due padri di famiglia. Mi sento davvero male".

Locali in perdita, interi settori sull'orlo della crisi e gravi danni. Ma la battaglia per tornare alla normalità non si ferma. "Ci siamo uniti con tante realtà per far emergere la vera Milano, quella che è venuta a scomparire con il terrore mediatico", ha continuato Arbellini riferendosi all'"Unione dei Brand della Ristorazione Italiana" nata per dare un segnale di presenza e supporto alla città. "Esprimiamo il nostro senso comune decidendo di tenere aperti i nostri locali - si legge nel comunicato stampa - aderendo all'invito di Beppe Sala che richiama Milano al buon senso e invita a scongiurare atteggiamenti che possano generare eccessivo allarme, tra cui l'immagine di una città 'spenta' in tutti i sensi, senza che ve ne sia l'effettiva necessità".

E mentre Arbellini continua a lanciare messaggi di incoraggiamento ai milanesi sui social, il pizzaiolo ha deciso anche di mettere le mani in pasta e rendersi utile. "Ho letto sui social gli status di persone che lavorano negli ospedali contro il virus, a cominciare da quello della virologa del Sacco, Maria Rita Gismondo, che diceva di aver mangiato solo a tarda notte. Così ho iniziato a sfornare pizze gratis per medici e infermieri", ci ha raccontato. Così Arbellini ha dato appuntamento ai volontari ("Ho scritto solo l'indirizzo, senza il nome del locale, perché il mio post voleva avere una valenza esclusivamente sociale e non pubblicitaria"). La risposta è stata forte e a destinazione sono arrivate circa 150 pizze. "È successo l'incredibile", ha continuato felice. In poche ore, la voce si è sparsa e sono arrivate chiamate anche dall'ospedale di Gallarate, nel Varesotto. "L'iniziativa era finalizzata al giorno stesso (lunedì 24 febbraio, ndr) però sto continuando a ricevere chiamate", ha spiegato.

Da una settimana, Milano vive la paura del contagio. Così è partita la cosa (ingiustificata) ai supermercati, i locali si sono svuotati e le scuole sono state chiuse. Ma niente lezioni, significa anche niente mensa per gli studenti. E Milano Ristorazione si è dovuta adeguare: la società partecipata del Comune di Milano, che prepara e distribuisce circa 75mila pasti al giorno per gli alunni della città, si è subito messa al lavoro per evitare di sprecare il cibo fresco. "Domenica, quando è stata decisa la chiusura delle scuole, ci siamo subito domandati cosa fare con il cibo in scadenza - ci ha spiegato al telefono il presidente di Milano Ristorazione, Bernardo Notarangelo -. Così ci siamo messi in contatto con gli operatori del Terzo Settore per distribuire 5 tonnellate di cibo". Insalata, formaggio grattugiato, latticini e uova, destinate alle mense delle scuole milanesi, sono state donate alla Fondazione Banco Alimentare Onlus e ad altre organizzazioni attive nella raccolta e distribuzione delle eccedenze alimentari, tra le quali City Angels e Refettorio Ambrosiano.

Un lavoro di riorganizzazione, ma il presidente ci tiene a precisare: "Noi non ci siamo mai fermati. Oltre alle mense scolastiche, abbiamo una serie di altre attività che non sono state sospese e che anzi sono fondamentali: forniamo, ad esempio, i pasti per i centri diurni disabili, agli anziani a domicilio e ai senzatetto. Le nostre cucine sono quindi rimaste aperte". Ora la società, così come studenti e insegnanti, è in attesa di capire quando riapriranno le scuole. Al momento, il ritorno sui banchi è previsto per lunedì 2 marzo, ma la decisione definitiva sarà presa nei prossimi giorni. "Noi abbiamo già pronto un Piano A e un Piano B - ha spiegato ancora Notarangelo -. Se le scuole non riaprono, verificheremo la presenza di ulteriori merci in scadenza nei nostri magazzini (anche se il grosso è già stato distribuito e gli ordini sono stati bloccati); in caso di apertura il prossimo lunedì, siamo già pronti con un menù da servire ai ragazzi e abbiamo previsto anche operazioni di sanificazione straordinarie".

Una Milano che non si ferma e che ha tanta voglia tornare alla vita di tutti i giorni. "Io da cittadino ho continuato ad andare in giro e non mi sono chiuso in casa", ha concluso Notarangelo.

"Coraggio Italia", ha esortato Nanni Arbellini.

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