"Il 'mio' convento va ai migranti. ​Così la chiesa sarà profanata"

La lettera di una donna per salvare il convento nel Comune di Vibonati dove è cresciuta e che dovrebbe andare ai migrati

"Il 'mio' convento va ai migranti. ​Così la chiesa sarà profanata"

Una lettera per salvare il convento dall'arrivo dei migranti. Lisa De Luca ha spedito la missiva al Corriere per smuovere la cittadinanza e impedire che il Comune di Vibonati metta i richiedenti asilo nel convento dove è cresciuta. "Non sono razzista - dice - ma con gli immigrati la chiesa sarà profanata".

Di quel convento Lisa ha molti ricordi: "Sono stata consegnata alle suore all’età di 18 mesi perché mia madre non poteva prendersi cura di me essendo sola -scrive - Spendere la mia infanzia e la mia adolescenza nel collegio di Vibonati è stata la cosa più importante della mia vita, ero lì durante il terremoto del 1980, ero lì quando ci fu la guerra del Golfo ed ero lì a crescere protetta con altre ragazze che oggi considero sorelle. Le suore di Vibonati sono state la mia famiglia nei momenti di sconforto, la mia forza nei momenti di sofferenza, a volte erano severe, ma era il loro modo di proteggerci dai pericoli fuori, sono state fonte d’ispirazione per un paese intero dove due generazioni di persone sono cresciute".

Dalle suore ha imparato tutto. "Tra quelle mura ci sono i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre lacrime e non è giusto che qualcuno le porti via -scrive ancora Lisa - Nel teatro, su un pavimento di 400 anni, si sono fatte feste, ci sono state recite e ancora ne sento le note e le voci, per più di 40 anni si è svolta la pesca di San Francesco, nel chiostro ci sono i ricordi delle spose, il miracolo di San Francesco che salvò una bimba, nell’asilo ancora vedo i bimbi che aiutavamo, ora cresciuti e sposati".

Ricordi che il possibile arrivo in quel luogo degli immigrati potrebbe spazzare via. In un attimo. In un soffio. "So che sono solo ricordi e che la vita va avanti ma la cosa che mi turba sarà che quando saranno arrivati gli immigrati la chiesa sarà profanata, il chiostro rovinato. Non sono razzista ma vorrei che quel luogo sacro per tante di noi fosse custodito con cura, e non dato via come spazzatura. Le suore lo custodivano, lo proteggevano, perché era casa nostra e se la nostalgia veniva a una di noi potevamo andare a visitarlo, potevamo tornare a casa. So che bisogna aiutare gli immigrati ma non è questo il modo. Io mi appello a tutte le donne che sono passate tra quelle mura, che hanno un piccolo ricordo felice, un profumo, una gita, a cui le suore hanno insegnato qualcosa, mi appello affinché la nostra casa non venga cambiata, distrutta, modificata, occupata da persone che non praticano neanche la nostra stessa religione.

Se mettessi uno straniero in ogni casa cilentana come si sentirebbero le persone? Ecco quella è la mia casa, e lì che abita la mia anima, è lì che ho vissuto gli anni più felici della mia vita ed è lì che mi sento a casa, che tante di noi si sentono a casa. Aiutateci a difenderla perché è anche casa vostra...".

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