Morta dopo asportazione del neo: condannato il medico e santone di Genova

Per la morte di Roberta Repetto, insegnante di 40 anni a cui fu asportato un neo sul tavolo da cucina del centro olistico di Borzonasca (Genova), condannati a 3 anni e 4 mesi il "santone" Paolo Bendinelli e il medico bresciano Paolo Oneda

Due condanne per la morte di Roberta Repetto
Due condanne per la morte di Roberta Repetto


La morte di Roberta Repetto, insegnante di 40 anni a cui fu asportato un neo sul tavolo da cucina del centro olistico di Borzonasca (Genova), ha un colpevole. Sono stati infatti condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione il cosiddetto "santone" del centro Anidra, Paolo Bendinelli, e il medico bresciano Paolo Oneda.

I giudici

Per i giudici non fu un omicidio volontario ma un intervento eseguito con colpa e imperizia. Così è stata stroncata la vita di Roberta Repetto, la donna curata con tisane e meditazione per due anni e straziata dalle metastasi. la sentenza del giudice Alberto Luppini non lascia dubbi: tre anni e quattro mesi con rito abbreviato. Assolta, invece, la psicologa Paola Dora accusata con gli altri due di omicidio volontario, violenza sessuale e circonvenzione di incapace. Per queste ultime due accuse i tre imputati sono stati assolti. Il pubblico ministero Gabriella Dotto, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri, aveva chiesto 16 anni per Bendinelli, 14 per Oneda e 10 Dora.

Le reazioni

"Aspettiamo di leggere le motivazioni" ha detto il padre di Roberta all'uscita dal tribunale insieme ai suoi avvocati Andrea Andrei e Giuseppe Sciacchitano. "Il giudice ha accolto la nostra tesi - ha sottolineato il legale del santone, l'avvocato Sandro Vaccaro - e cioè che quell'intervento era fuori luogo, compiuto con colpa ma non un omicidio volontario. Bendinelli era dispiaciuto fin dal primo momento. Per noi è stata riconosciuta la realtà di quanto accaduto".

La pena

Il santone ha già scontato, tra carcere e domiciliari, un anno e sei mesi e per questo nelle prossime ore il suo legale farà istanza di revoca della misura cautelare. L'inchiesta era partita a ottobre 2020 quando Roberta muore all'ospedale San Martino di Genova.

Il suo corpo era invaso dalle metastasi di un melanoma curato con tisane zuccherate e meditazione o immersioni purificatrici nel fiume vicino al centro. Le indagini si erano incrociate con un altro caso segnalato in un esposto dai familiari di una giovane bresciana ospite del centro.

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