Cronache

È morto Stefano Delle Chiaie, l'ideologo del neo fascismo

Si è spento a 82 anni Stefano Delle Chiaie. Dopo anni di latitanza in Spagna e Sud America aveva provato a riorganizzare la destra italiana

È morto Stefano Delle Chiaie, l'ideologo del neo fascismo

Stefano Delle Chiaie, storico esponente della destra italiana, è morto oggi a 82. Delle Chiaie nasce a Caserta il 13 settembre del 1936, durante gli "anni del consenso", per usare un'espressione coniata da Renzo De Felice. Vive la guerra e la sconfitta della dittatura, ma rimane - seppur giovanissimo - un ardente fascista. Nel 1950, a soli 14 anni, si iscrive al Movimento sociale italiano nella sezione Appio-Tuscolano di Roma. Ma questa esperienza dura poco. Sei anni dopo segue Pino Rauti, che ha da poco fondato Ordine Nuovo. Ma non gli basta. La sua vita politica si gioca sempre più lontano dalla destra parlamentare. Per questo, nel 1962 fonda Avanguardia nazionale giovanile.

Ma l'anno della svolta è il 1968. Mentre i giovani, tendenzialmente di sinistra, infiammano il mondo con la loro rivoluzione, Delle Chiaie comprende che è arrivato il suo momento. È il primo marzo di quell'anno quanto Delle Chiaie - insieme ad alcuni ragazzi che lo avevano seugito in Avanguardia nazionale e con le sezione Fuan Caravella e Primula Goliardica - guida l'attacco contro la polizia a Valle Giulia, a Roma, riuscendo poi ad occupare la facoltà di Giurisprudenza. Due settimane dopo, però Giorgio Almirante si presenta in università e insieme ai Volontari nazionali riesce ad allontanare Delle Chiaie. È l'immagine plastica di una rottura profonda di due modi di vedere la destra. Sempre più lontano dall'Msi, Delle Chiaie si avvicina così al principe nero: Junio Valerio Borghese.

Delle Chiaie e la strage di piazza Fontana

Ci addentriamo così in uno dei periodi più oscuri della storia repubblicana italiana: gli anni di piombo. In quel periodo, fatto di bombe e proiettili, sinistra e destra parlamentare finiscono nel mirino. A volte (molte) a ragione, altre a torto.

Il 12 dicembre del 1969 una bomba esplode all'interno della Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, e contemporaneamente altri ordigni deflagrano anche a Roma. Molti la considerano la "madre di tutte le stragi" o come "il momento più incandescente della strategia della tensione", come ha scritto Rita di Giovacchino nel suo Libro nero della Prima repubblica. Fatto sta che l'Italia piomba all'improvviso negli anni di piombo. Gli inquirenti inziano subito a seguire la pista dell'estrema destra e, grazie all'informatore Stefano Sarpieri, si mettono sulle tracce di Delle Chiaie. Arriva il mandato di comparizione, ma Delle Chiaie scappa in Spagna, dove cerca di fare da ponte tra la destra iberica e quella italiana. Nel 1974, va in Cile insieme al principe Borghese, dove conosce Augusto Pinochet. Due anni dopo, decise proprio di trasferirsi nel Paese sudamericano.

Dopo anni di latitanza, si fece arrestare in Venezuela nel 1987 per poi essere estradato in Italia. Il resto è cronaca. Adriano Tilgher, storico volto della destra italiana, ha così commentato all'AdnKronos la morte di Delle Chiaie: "Se n'è andato un pezzo importante della mia vita e della mia storia. Stefano lascia un esempio per tutti gli italiani di coerenza, di lealtà, di stile, di comportamento, quello che serve e che manca nella società di oggi: un riferimento prima umano e poi politico perché è stato un uomo sempre coerente, sempre leale, forte. Ha affrontato accuse ignobili a testa alta. A testa alta ha vissuto e a testa alta è morto". Sempre alla stessa agenzia, Mario Tuti, fondatore del Fronte nazionale rivoluzionario, ha affermato: "L'ho incontrato una volta in una situazione conviviale. Mi disse: 'saprai che sono stato molto chiacchierato' e io gli risposi che a me delle chiacchiere non interessava. Ma non ho mai avuto relazioni né con lui né con Avanguardia Nazionale. Mi dispiace perché è un altro camerata che se ne va, noi sopravvissuti a quegli anni siamo sempre meno.

Stiamo morendo tutti perché siamo vecchi, è naturale".

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