Cronache

Mose di Venezia a rischio e torna l'acqua alta in città

Grave situazione debitoria per il Consorzio Venezia nuova che realizza il Mose e ora la struttura rischia di non ripartire più con conseguenze gravi per la città

Mose di Venezia a rischio per i debiti del Consorzio e torna l'acqua alta in città

Grande clamore a Venezia per il fenomeno dell'acqua alta d'agosto. Un evento molto raro che non capitava da anni e che nessuno si sarebbe più aspettato di vivere grazie al Mose. Le paratie mobili nate con l'intento di frenare la marea ed evitare gli allagamenti della città non sono state attivate nelle ultime ore e il risultato è stata piazza San Marco (e non solo) nuovamente sott'acqua. Fortunatamente sono stati pochi i disagi per la città, che ai turisti che tornano a popolare le sue calli ha regalato uno spettacolo inaspettato. Tuttavia, se per i visitatori è stato un avvenimento da immortalare, i veneziani si chiedono come mai le paratie non siano state alzate, nonostante le previsioni avessero dato un'altezza di 105 cm nel medio mare.

In autunno e in inverno il Mose è stato sollevato per circa 20 volte evitando che la città venisse allagata ma non è ancora stato ultimato. Finora è costato 6 miliardi di euro ma i lavori per il suo completamento potrebbero non finire a breve. Come riporta La Stampa, infatti, il Consorzio Venezia nuova, che ha avuto dallo Stato l'incarico di realizzarlo, versa in una grave situazione debitoria. I dipendenti delle società consorziate e di quelle esterne che stanno lavorando al progetto sono sul piede di guerra, tanto che è già stato proclamato uno stato di agitazione a causa dei salati non pagati. Il rischio di una cassa integrazione è sempre più vicino.

La questione Mose è finita sul tavolo di un giudice e il governo ha nominato un commissario straordinario per i lavori ma anche un commissario liquidatore del Consorzio. Si tratta dell'ultimo tentativo di sistemare i bilanci e risolvere la crisi debitoria, in modo tale da arrivare allo scioglimento del Consorzio quando, e se, l'opera verrà ultimata. Il Mose rappresenta al momento l'unico strumento a disposizione di Venezia per non essere sommersa. L'innalzamento delle maree è un fenomeno i cui episodi sono andati ad aumentare nel corso degli ultimi anni, con altezze sempre più elevate come testimonia l'ultima incredibile marea del novembre 2019, quando la città finì sotto quasi 190 metri d'acqua.

Tuttavia non è così facile raggiungere una soluzione. La Stampa, infatti, spiega che "le imprese non sono più disposte a lavorare se non si saldano prima i debiti pregressi, che ammontano a circa 280 milioni di euro". Un primo tentativo di appellarsi alla legge fallimentare è andato a vuoto, perché una parte delle imprese non ha accettato la rifusione parziale del debito. Quindi al commissario liquidatore non è rimasto che tentare la strada del concordato preventivo per evitare i pignoramenti, lamentandosi della grave situazione debitoria antecedente al suo arrivo.

La Stampa spiega che l'unica strada attualmente percorribile è quella di un accordo stragiudiziale che incontri il Consorzio Venezia nuova, il provveditorato alle Opere pubbliche e le imprese che lavorano al Mose.

Il tempo a disposizione per raggiungere una soluzione è sempre meno, anche perché con l'arrivo dell'autunno il Mose dev'essere rimesso in funzione se si vogliono evitare fenomeni frequenti e potenzialmente gravi di acqua alta in città.

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