Mostre di ignoranza

La storia è la storia. Si può alterare per interesse o per ignoranza. Ma è assai singolare che lo si faccia per trascuratezza, scrivendo un libro contro qualcosa con forte spirito polemico. Due giovani e inesperti critici d'arte, per capriccio o per noia, o forse per mettersi in mostra, hanno scritto un testicolo Contro le mostre, pubblicato da Einaudi. Sono Tomaso Montanari, orgogliosamente sgrammaticato, come rivendica pubblicando un appello scritto con altri docenti illetterati come lui, e Vincenzo Trione che, con assoluta serenità, pensando di rendere omaggio a un maestro di storia dell'arte che tutti ammiriamo, scrive: «Roberto Longhi che, nel 1933, cura a Firenze una grande mostra sulla pittura ferrarese del Rinascimento, da cui trarrà Officina ferrarese (1934)... ; ancora Longhi che, nel 1945, ordina l'esposizione Cinque secoli di pittura veneta, fonte e progetto di un saggio decisivo come Viatico per cinque secoli di pittura veneta».

Trione compie in tre righe tre errori. La mostra sul Rinascimento ferrarese, come è ovvio, non fu a Firenze ma a Ferrara e, naturalmente, il curatore non fu Longhi ma Nino Barbantini.

Quanto alla mostra su cinque secoli di pittura veneta, fu curata da Rodolfo Pallucchini, studioso di cose veneziane. E se Trione avesse letto il Viatico ricorderebbe la bellissima apertura in cui Longhi affettuosamente loda il Pallucchini. Che dire? Forse i due, invece di scrivere, potevano studiare. I professori di oggi sono così.

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