Cronache

MS13 e Mara 18 in Italia: il pericolo dei nuovi arrivi

L’arresto di Luis Alonso Rodriguez Hernandez, avvenuto il 23 dicembre scorso nel Comasco, mostra come il pericolo legato all’arrivo di mareros da oltre-Oceano sia reale

MS13 e Mara 18 in Italia: il pericolo dei nuovi arrivi

L’arresto di Luis Alonso Rodriguez Hernandez, avvenuto il 23 dicembre scorso nel Comasco, mostra come il pericolo legato all’arrivo di mareros da oltre-Oceano sia reale. E’ dunque necessario porsi alcuni quesiti sulla vicenda, primo fra tutti, in che modo il fuggiasco sia riuscito a raggiungere il comasco e se abbia potuto usufruire di appoggi locali da parte di altri membri della MS13 presenti sul territorio o di eventuali amici o parenti. Vi è poi un’ulteriore domanda di non poco conto e cioè in che modo la presenza del “marero” in Lombardia avrebbe potuto influire nei giri della MS13 e della Mara 18, entrambi attive da un decennio nel milanese e dintorni. Un fenomeno che preoccupa tutti, in primis la vasta comunità salvadoregna della Lombardia, la più grande al di fuori delle Americhe. L’arrivo di un “hardcore gang member”, con anni di esperienza criminale, rischia di infiammare la situazione attirando su di sé l’attenzione e l’ammirazione dei giovani che emulano il fenomeno pandillas dei propri Paesi d’origine e che sono disposti a prenderlo come punto di riferimento. Le conseguenze rischiano di essere devastanti, specialmente se i nuovi arrivati da oltre-Oceano cercano di ricreare ed applicare in territorio italiano le violente dinamiche che insanguinano le strade salvadoregne. Le Maras hanno generato nella “East Coast” statunitense una serie di agghiaccianti fatti di sangue che hanno portato le autorità a considerarle un serio rischio per la sicurezza nazionale e a procedere con una serie di operazioni volte ad arrestare ed espellere i mareros presenti in territorio statunitense.

L’operazione “Raging Bull”, coordinata tra ottobre e novembre dalle autorità statunitensi e salvadoregne, ha portato all’arresto di 214 membri della MS13 in territorio statunitense e che vanno ad aggiungersi ai 53 arresti effettuati subito prima in El Salvador dalle forze di sicurezza locali. Dei 214 arrestati, 16 erano cittadini statunitensi mentre i rimanenti erano stranieri (dei quali soltanto 5 legalmente presenti negli USA). Tom Homan, direttore dell’ICE, rendeva noto che le operazioni sarebbero proseguite fino al totale sradicamento della MS13 dal territorio statunitense: “Non abbiamo ancora finito. Non saremo giunti al termine fino a quando non avremo completamente sradicato questa organizzazione. Il Presidente degli Stati Uniti ne ha fatto una priorità e l’ICE lo sostiene. Continueremo ad arrestare ogni membro, ogni leader e ogni associato di questa gang criminale”.

Come sostiene anche Marlon Carranza, esperto di gangs e senior researcher all’Università di Lipsia: “La presenza di Rodriguez Hernandez a Milano potrebbe significare che, in seguito alle politiche sulle deportazioni implementate negli USA nei confronti di membri delle gang centro-americane, l’Europa potrebbe diventare la nuova metà. E’ dunque necessario che le autorità europee prendano atto del rischio di un incremento di membri della MS13 , in particolare in quelle città con vaste comunità salvadoregne. Seppur vero che un eventuale aumento della presenza di membri della MS13 non comporterà necessariamente un incremento dei reati, sarà fondamentale vedere in che modo le autorità europee riusciranno a prevenire il fenomeno. Sarà fondamentale un coordinamento tra informazioni precise e l’utilizzo di intelligence e una strategia che comporti sia misure preventive che cautelative. Bisognerà poi fornire al pubblico informazioni adeguate e bilanciate sulle gangs evitando di pubblicizzarle o di esagerarne presenza e dinamiche. Infine è importante non stigmatizzare la vasta e onesta comunità salvadoregna, prima vittima delle maras”.

Il problema maras a Milano è dunque un dato di fatto e sono gli episodi a parlare ma lo spiega al Giornale anche un ex membro di una delle due maras presenti a Milano, che chiede di restare anonimo e che chiameremo dunque “Julio”: “Il fascino per le pandillas è ancora presente tra i giovanissimi, ma tieni conto che tutto ruota attorno a droga e a situazioni economiche difficili. In ogni caso le pandillas qui fanno fatica a controllare il territorio perché ci sono tante etnie e non esistono i ghetti di latinos”. Per quanto riguarda la gerarchia delle maras salvadoregne: “Ci sono, sono definite, i capi sanno sempre tutto ma non sono sempre necessariamente loro a ordinare le azioni. In ogni caso le cose le sanno”. Per quanto riguarda i collegamenti con le maras in El Salvador e USA? “Ci sono ma sono sporadici, non strutturati, ma con l’arrivo di nuovi da El Salvador le cose potrebbero cambiare”. A questo punto è essenziale riprendere quanto detto da Carranza per quanto riguarda le nuove misure anti- pandilla messe in atto negli USA dall’amministrazione Trump. Il rischio è infatti che molti mareros rimpatriati in El Salvador possano cercare di sfuggire alle forze di sicurezza locali cercando di espatriare e, non potendo arrivare negli Usa, potrebbero cercare di raggiungere l’Italia, in particolare la Lombardia dove, come già detto precedentemente, vive la più vasta comunità salvadoregna fuori dalle Americhe e dove le zone di Milano, Pavia, Varese, Monza, Lecco e Como risultano particolarmente sensibili.

Un’ipotesi che preoccupa tutti, europei e salvadoregni.

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