Ci hanno messo trent’anni per ottenere un risarcimento per la morte di un familiare a seguito di un intervento chirurgico. Il caso è accaduto a Salerno dove, a distanza di tre decenni dalla scomparsa del paziente, la magistratura ha finalmente disposto che venga corrisposto un indennizzo, da 250mila euro, ai parenti dell’uomo.
Il caso è stato portato alla luce da Il Mattino che ripercorre le fasi e motivi per i quali una procedura civile s’è trasformata in una lunghissima e interminabile “guerra dei trent’anni”. La vicenda inizia nel 1985, quando il paziente spira pochi giorni dopo aver subito un intervento chirurigico. La famiglia si affida alla giustizia lamentando pratiche improprie nella gestione delle condizioni dell’uomo. Il procedimento penale si conclue otto anni dopo, nel 1993 con condanne e patteggiamenti. Quindi inizia il percorso alla giustizia civile, che comincia cinque anni dopo, nel 1998. Dopo altri nove anni, nel 2007, sembra che la causa sia giunta alla fine ma nel 2009 viene fuori che il fascicolo della stessa causa non si trova più ed è necessario, perciò, ricostituire i documenti spariti dai carteggi ufficiali. Nel 2012 cambia il giudice titolare del procedimento e nel 2014 viene disposta una perizia. Solo adesso è arrivata la decisione: ai familiari spettano, come indennizzo, 250mila euro.
Il caso salernitano ha del clamoroso ma non è l’unico in Italia dove i tempi della giustizia si sono dilatati a dismisura.
Proprio a Salerno, nei mesi scorsi, si fermò la troupe di Striscia La Notizia che denunciò la precaria situazione degli uffici del giudice di pace, sommerso dai faldoni di mille e mille cause, accatastati nel corridoio di una scuola adibito a provvisorio (e superaffollato) deposito di atti giudiziari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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