Coronavirus

"A Natale rischio terza ondata". Ma il periodo più nero sarà più avanti

Il direttore scientifico dello Spallanzani: "Anche con la Spagnola le ondate furono tre". Il periodo più critico? Febbraio-marzo

"A Natale rischio terza ondata". Ma il periodo più nero sarà più avanti

Il prossimo non si preannuncia un bel Natale. La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha già annunciato che potremo invitare al pranzo solo i parenti di primo grado e che ci toccherà scordarci anche i fuochi artificiali in piazza.

A Natale rischiamo la terza ondata

Adesso anche il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico, ha lanciato la bomba: a Natale rischiamo la terza ondata. Mentre il periodo più critico arriverà poco dopo, a febbraio-marzo. Del resto, perché essere positivi? Anche con la Spagnola le ondate furono tre. Il professor Ippolito in una intervista concessa al Messaggero ha tenuto a precisare che dobbiamo essere attenti e prudenti ma non cedere nel panico, uno dei grandi pericoli di questo momento. Ha infatti precisato che “ la maggior parte dei pazienti giovani con sintomi guarisce da questa malattia. E tra chi finisce in terapia intensiva, secondo uno studio internazionale, la percentuale dei decessi è molto alta solo dopo una certa età, il 71,3 per cento tra 61 e 70 anni, il 77,1 tra 71 e 80, l’84,4 oltre gli ottant’anni”.

Ippolito ha voluto anche smontare delle notizie secondo lui non vere, come per esempio il fatto che il virus abbia subito delle mutazioni tali che possano dare conseguenze dal punto di vista diagnostico e terapeutico o che incideranno sull’efficacia del vaccino. Ippolito ha quindi detto che tutti gli esperti di malattie infettive si aspettavano una seconda ondata dopo un periodo estivo caratterizzato da viaggi e comportamenti non attenti, esattamente come avvenne per la seconda ondata della Spagnola. In ospedale vi è adesso la necessità di far arrivare solo i soggetti che ne hanno realmente bisogno, ma la medicina di territorio in questo è risultata però carente.

Il problema dei medici di base

E il riferimento è ai medici di base. Ippolito ha confermato che il problema è reale: “Molti pazienti ci raccontano che è impossibile essere visitati dal medico di famiglia e che preferiscono andare in pronto soccorso con la conseguenza di affollamenti e ritardi. Stiamo vivendo la stessa situazione di pressione dell’influenza degli anni passati. Sia chiaro, conosco tanti medici di base che fanno il massimo, ed altri che, come i colleghi ospedalieri, sono più spesso in Tv che in reparto”.

Secondo il parere del professore il sistema dei medici di famiglia andrebbe profondamento riorganizzato, anche perché alcuni di loro hanno circa 1.500 pazienti e non è pensabile che, in un caso d’emergenza come quello che stiamo vivendo, riescano a visitarli tutti a casa.

Sul fatto che il professor Locatelli abbia parlato di una decelarazione della curva dei contagi, Ippolito si è detto d’accordo, ma ha però sottolineato che questo non vuol dire “liberi tutti”. Si deve ancora capire se il rallentamento della corsa del contagio sia tale da metterci in sicurezza a tempi brevi. Ippolito ha ricordato “che l’andamento dell’epidemia nelle Regioni viene misurato con 21 indicatori che definiscono l’inserimento in una delle tre fasce. Si vanno a valutare tre “pacchetti” di numeri: la capacità di monitorare, di accertare le infezioni e indagare i contatti, la tenuta sanitaria negli ospedali”. Settimanalmente poi, sulla base dei numeri elaborati dalla cabina di regia, vengono assegnate le fasce di rischio alle Regioni. Per capire se stiamo andando nella giusta direzione dovremo attendere ancora due settimane. Più tempo, almeno fino all’8 dicembre, per vedere eventuali effetti sulle terapie intensive. In Francia e in Spagna, che prima di noi hanno preso misure di contenimento, si è vista una lenta frenata del contagio. Ma i numeri sono ancora molto alti.

Non saranno un Natale e un Capodanno facili, dovremo “mantenere misure di contenimento dell’epidemia, dobbiamo evitare viaggi, feste e grandi riunioni familiari. Si tratta di un sacrificio, ma pensiamo che a Natale 2021 potremo tornare a festeggiare. I benefici di vaccini, anticorpi monoclonali e nuovi farmaci, li vedremo già in primavera. Io però concordo con Fauci: per tornare alla normalità, servirà tutto il 2021 ha comunicato il professore.

Possibile che la terza ondata coincida con il picco dell’influenza, anche se, secondo l’esperto, i dati che arrivano dall’Argentina sono confortanti: l’uso delle mascherine avrebbe ridotto drasticamente anche la diffusione dell’influenza.

Commenti