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Nel bosco i bimbi erano al riparo dalla giungla della modernità

Il mondo non tollera più la diversità. Abbiamo trasformato la "normalità" in un dogma

Nel bosco i bimbi erano al riparo dalla giungla della modernità

Mi tocca intervenire su una vicenda che sta agitando il Paese come se si trattasse del Watergate, quando invece parliamo di una semplice famiglia che viveva nel bosco. Una famiglia, sì: due genitori e tre figli che avevano scelto, legittimamente, uno stile di vita diverso dal nostro. E allora? È un delitto? Siamo diventati talmente pieni di paura e di pregiudizi da considerare sospetti persino coloro che decidono di sottrarsi al teatrino quotidiano di nevrosi, corse, impegni, telefonini, paranoie, femminismi isterici e psicodrammi di massa. Mi chiedo: dov'è finita la libertà? Gli inquirenti, i servizi sociali e i tribunali si sono messi all'opera come se avessero scovato una setta criminale, un'associazione a delinquere, un gruppo di latitanti. Invece hanno trovato una casa arrangiata, spartana, certo, senza il bagno interno e senza i comfort che molti di noi danno per scontati. Ma hanno trovato anche bambini sani, sereni, felici, in salute, affettuosi, che dimoravano in un ambiente protetto, sicuro e amorevole. Non erano denutriti. Non erano malati. Non erano maltrattati. Non erano traumatizzati. Non recavano segni di violenze sui corpicini. Erano semplicemente "diversi". Il mondo non tollera più la diversità. Abbiamo trasformato la "normalità" in un dogma. Questi due genitori, madre inglese, padre australiano, non erano drogati, non erano violenti, non erano irresponsabili. Hanno scelto la campagna, il bosco, il silenzio, i ritmi naturali. Hanno desiderato di allevare così i propri figli. E hanno stabilito di tenerli lontani da una società che spesso non educa, ma confonde; non protegge, ma corrompe; non nutre, ma intossica. E onestamente li capisco. Spesso ho sognato di scappare nel bosco anche io. Di rifugiarmi in mezzo al verde, di godere solo della compagnia delle bestie. E, quando ancora vivevo a Ponteranica, in provincia di Bergamo, in una villa in altura dove raggiungevo mia moglie nel fine settimana, potevo illudermi di sottrarmi al ritmo disumanizzante a cui siamo sottoposti nel quotidiano.

Oggi un bambino è bombardato da pornografia a 11 anni, social a 10, ideologia gender alle elementari, risse nei corridoi, bullismo a scuola, famiglie disastrate, genitori anaffettivi, smartphone come babysitter. Però noi siamo così malati che ci scandalizziamo per tre bambini che fanno pipì in un secchio? Ma siamo impazziti?

La verità è che questo Paese non sa più distinguere il bene dal male.

Abbiamo minori maltrattati, picchiati, abbandonati, trascurati, violentati, neonati affogati nell'acqua del water, gettati nella spazzatura, soppressi e chiusi in un armadio, e ci preoccupiamo della sorte di tre bimbi lieti che campano nel bosco. Crediamo stupidamente che l'insidia, il lupo cattivo, il male abiti nel bosco, mentre abita in città. Abbiamo quartieri dove i minori crescono nello spaccio, nella violenza, nella totale assenza di regole e nessuno muove un dito. Abbiamo famiglie che nutrono i figli a Coca-Cola, tablet e ignoranza, e tutto va bene. Poi però arriva una coppia che decide di vivere in modo alternativo, senza doccia calda e senza connessione internet, e subito scatta l'operazione speciale: "Portate via i bambini!". Perché? Perché quei bambini non sono sottoposti alle regole e ai limiti che strozzano noi? Perché non hanno il bagno dentro casa ma fuori? E da quando l'avere il wc a due metri o a venti determina la capacità genitoriale?

A me sembra che questi figli, più che in pericolo, fossero al riparo. Felicemente al riparo da un mondo che è diventato una giungla. La domanda centrale è questa: chi determina che cosa è "normale" per un bambino? Lo Stato? La burocrazia? Le assistenti sociali che spesso non vedono nemmeno i veri abusi? O forse il condominio indignato, che non tollera chi non vive in base ai propri standard?

Io la metto così: se due genitori amano i figli, li proteggono, li nutrono, li educano secondo ciò che ritengono giusto e non li espongono a pericoli reali, allora non vedo per quale motivo lo Stato debba strapparglieli. E infatti questo babbo e questa mamma lo hanno dimostrato: si sono presentati, hanno collaborato, non si sono nascosti. Non erano latitanti, non erano criminali. Erano solo diversi.

Che è l'unica cosa che oggi nessuno ti perdona.

Mi appello a chi conserva un minimo di buonsenso affinché questi piccoli vengano restituiti immediatamente alla loro famiglia. Perché un figlio che cresce amato nel bosco è molto più al sicuro di un figlio che cresce ignorato in un attico.

Ognuno deve essere libero di vivere come vuole, finché non lede diritti altrui. La libertà non è fare ciò che fanno tutti, è poter fare ciò che senti giusto.

E questi genitori, per quanto bizzarri possano apparire, avevano dato ai figli ciò che conta davvero: amore, presenza, cura, protezione. E questo, al contrario di un wc in casa, non si compra. E non si finge.

Lasciate che quei bambini facciano ritorno alla loro casa. E smettetela di punire la libertà.

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