Cronache

Nemmeno Grillo sopporta più i «suoi» grillini

In un'intervista dice: "Ho finto di essere serio. Per qualche battuta potevo perdere consensi"

Nemmeno Grillo sopporta più i «suoi» grillini

Quando si dice che uno ha troppi grilli per la testa. Grillo ne ha due, più tutti i grillini, la testa gli scoppia, e sta per finire sul lettino dello psicanalista (lo dice lui, mica io: «Avevo ipotizzato di andare da un analista»), perché si sente scisso, da una parte il comico dall'altra il politico, e le due cose non sono compatibili, lo tormentano, non gli danno pace. Soprattutto perché in Italia nessuno è più comico dei politici. In ogni caso al Corriere della Sera dichiara che mica è colpa sua: «È la schizofrenia di milioni di persone che hanno identificato in me due ruoli, quello del comico e quello del politico».

Sembra la barzelletta di quello che viaggia in autostrada contromano (Casaleggio è il Tom Tom) e crede siano impazziti gli altri. Insomma, il punto è che lui è entrambe le cose e ora vuole tornare a fare il comico, vuole «la libertà del comico», e adesso è un bel problema. Anche perché dovrebbe tornare a far ridere più di quanto abbiano fatto ridere i suoi eletti. Ma la notizia, bella grossa, è un'altra: «Pure quando parlo di cose delicate mi piace descriverle con un po' di ironia. E invece a volte ho dovuto fingere di essere serio mentre dentro ribollivo». Non so se avete capito, ha dovuto fingere di essere serio, non ci ha mai creduto neppure lui! E non ha ingannato solo i grillini, c'ero cascato perfino io, ogni volta mi chiedevo se ci era o ci faceva. Un esempio: «Rischio di perdere due punti di percentuale per una battuta sui vegetariani». Una tragedia. Pensate, non può prendere per il culo nessuna delle battaglie, spesso ridicole, che ha messo lui stesso in piedi mentre si sforzava di essere serio. Non può scherzare sui complottisti, non può scherzare sugli ambientalismi, non può scherzare su quelli che non vaccinano i bambini, non può scherzare sui pannelli solari, non può scherzare sui No Tav, non può scherzare più su niente.

Nessuno, nel mondo, vive questo dramma. Obama non può scherzare sul terrorismo islamico, ma non è un comico. Mario Draghi non può scherzare sull'euro, ma non è un comico. Umberto Veronesi non può scherzare sull'oncologia, ma non è un comico. Il Papa non può scherzare sui credenti, ma non è un comico.E qui salta fuori un altro problema: adesso che si è reso conto delle cazzate prese sul serio dai grillini, chi li va a vedere i suoi spettacoli? «Spero che in sala non ci siano solo i grillini». Lo spero anch'io, soprattutto per l'Italia, ma stia tranquillo, quando fece le elezioni in rete per il presidente della Repubblica nel suo blog votarono in quattromila, e i comizi pieni di gente non erano a pagamento (gli spettacoli sì, ma lui era scisso, e nessuno rideva più). Comunque, nello psicodramma, mi sembra lucido, sta prendendo coscienza. Nel nuovo spettacolo in scena ci saranno dei robot, e un ologramma di Grillo che litiga con se stesso. In pratica, più di una parodia, è la storia di Beppe Grillo e del Movimento Cinque Stelle. E però, anche qui, mica è colpa sua: «Le persone hanno identificato in me questa forma di partito-verticistico che di fatto non esiste». Ha ragione, partito-verticistico è un eufemismo, i vertici in genere hanno un gruppo dirigente, mentre solo in due, Grillo e Casaleggio, ne hanno epurati uno al giorno, oggi sono più i grillini cacciati di quelli rimasti nel Movimento, e il rischio è che la cosa più comica realizzata da Grillo sia proprio il suo movimento politico. Anche questo schizofrenico: è un partito ma non è un partito, ha un leader «ma io non sono il leader».

La parola d'ordine era «uno vale uno», ora è diventata un repertorio pirandelliano: uno, nessuno e centomila, e un personaggio in cerca d'autore (anzi due). Infine, tornando alla psicanalisi e alla cura per la riunificazione dei due Grilli, ecco la furbata: «La terapia la faccio con gli spettatori».

Cioè, io per far guarire te devo venire a teatro? Va benissimo, ma sei tu che paghi il biglietto, non gli spettatori.Massimiliano Parente

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