Cronache

Follia No Tav in autostrada: un cavo d'acciaio ad altezza uomo

Ancora cortei in Val di Susa da parte dei No tav: durante l'ultima manifestazione è stata bloccata l'autostrada A26 con massi e un cavo d'acciaio. "È stato un tentativo di omicidio".

Foto di repertorio
Foto di repertorio

Proseguono le proteste in Val di Susa dei No Tav, che stavolta hanno deciso di bloccare l'autostrada. Una modalità già vista in altre occasioni, che però stavolta si è spinta addirittura oltre riversando sull'asfalto della A26 pietre, tronchi e lamiere.

Cavo d'acciaio teso in autostrada

A rendere il blocco ancora più pericoloso, addirittura un cavo d'acciaio fissato ad altezza uomo che poteva seriamente ammazzare qualcuno. Si è trattato dell'azione di circa 30 persone, che hanno raggiunto l'autostrada quando corteo No Tav era ormai ultimato.

Immediato l'intervento della polizia, che ha provveduto a sospendere momentaneamente il traffico, e della società Sitaf che, invece, ha rimosso il blocco fisico. "Il movimento No Tav sta facendo di tutto per far sì che in Val di Susa ci scappi il morto: non si tratta nemmeno più di manifestazioni violente ma di veri e propri tentativi di omicidio. È una vera e propria follia", ha commentato il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese.

La sua è una ferma condanna: "Dopo le bombe carta, gli artifizi pirotecnici utilizzati come proiettili contro le forze di polizia, i massi e le biglie di acciaio, si è arrivati addirittura a posizionare cavi di acciaio tesi sull'autostrada che avrebbero potuto provocare perfino la morte di qualcuno. Questi atti di barbara guerriglia devono essere fermati con decisione e dovrebbero trovare unanime condanna da parte di tutte le forze politiche".

La manifestazione

Da giorni in Val di Susa i No tav manifestano contro la realizzazione del nuovo autoporto. Si tratta di una struttura di servizio che andrà a supportare l'alta verolicità ferroviaria tra Torino e Lione e contro la quale il movimento No Tav da giorni protesta. Anche ieri è stata una giornata intensa da questo punto di vista, perché l'ennesimo corteo è partito da San Didiero (dove sorge l'autoporto) e si è diretto verso San Gorio. Si tratta di piccole località della Val di Susa, ricadenti nell'area cantieristica della Tav. Secondo gli organizzatori erano circa 3mila le persone che ieri si sono riunite per manifestare.

Fortunatamente, dopo gli scontri di 5 giorni fa quando rimase ferito al petto un poliziotto, il corteo non è entrato il contatto con lo schieramento delle forze dell'ordine. A San Didiero, dove sorge fisicamente il cantiere dell'autoporto, sono rimasti a presidio 6 attivisti, stando a quanto riferiscono gli organizzatori. Tra i simboli che si sono fatti notare durante la manifestazione, oltre a quello di rappresentanza dei No Tav, anche quelli di Rifondazione comunista, Potere al popolo e le bandiere rossonere degli anarchici, riferisce La Stampa.

Ferimento di un'attivita

"Un'attivista No Tav è in gravi condizioni in ospedale colpita al volto da un lacrimogeno", riferiscono i rappresentanti del movimento No Tav. Il fatto sarebbe accaduto "ieri sera, al termine della manifestazione, i No Tav si sono avvicinati al piazzale per portare un saluto ai presidianti che resistono ancora sul tetto. La reazione delle forze dell'ordine è stata di un enorme lancio di lacrimogeni".

Le forze dell'ordine fanno sapere che sono in corso accertamenti per verificare la dinamica e precisano che i lanci sono avvenuti a molta distanza.

La voce delle amministrazioni

Contro l'autoporto si sono schierati anche alcuni sindaci. "Questo cantiere non ha le autorizzazioni urbanistiche che spetta al comune rilasciare. E noi non le abbiamo mai rilasciate", ha detto il sindaco di Bruzolo. Proprio la sua amministrazione ha firmato nei giorni scorsi una delibera contro l'impianto di supporto. Stessa posizione assunta dal sindaco di San Didiero.

Il progetto, però, "è stato approvato dal Cipe e ha tutte le autorizzazioni necessarie per l'avvio dei lavori secondo quanto prevede la normativa". Questo affermano dalle parti di Telt, la società internazionale che si sta occupando del cantiere.

"A ottobre 2020 il Tar aveva anche respinto un'istanza cautelare promossa dal Comune di San Didero sulle aree comunali soggette a uso civico necessarie per la rilocalizzazione dell'autoporto di Susa da parte di Sitaf", precisa la società.

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