L'imponderabile accade e ti spezza il respiro. È lì, appena svolti l'angolo delle tue paure, come un formicolio che parte dalla punta delle dita e arriva al cuore, e ti avverte che quella cosa sta avvenendo di nuovo. Lo sai, lo vedi, lo senti. Non è premonizione, neppure scienza statistica. È esperienza. È la vita in bilico del tifoso interista. Non puoi (...)(...) stare veramente tranquillo perché qualcuno dei tuoi beneamati, e bestemmiati, eroi nerazzurri s'impappina, si distrae, si accartoccia, evapora come colpito dal fulmine di Giove o dalla maledizione di Minerva, oppure cade nel corridoio invisibile della materia oscura. Risultato: ti fai male da solo. Di solito funziona così, l'Inter sta giocando male, stai lì che balli tra il cadi e non cadi, i colpi dei tuoi in attacco cominciano ad andare a vuoto. A quel punto sei certo che Dio ti punirà, nel momento peggiore, quando non c'è possibilità di redenzione. È successo negli ultimi tempi, tanto per rinverdire la tradizione, sempre oltre il Novantesimo, con la Lazio a dicembre, con il Sassuolo e poi con il Carpi, con Berardi e con Lasagna e più i nomi delle squadre e degli assassini sono improbabili più la maledizione funziona e per beffa maggiore di solito chi ti azzoppa è un ex interista o da ragazzino tifava Inter. Proprio perché così fa ancora più male.Ti abitui, ci cresci. Non sei ancora nato e già l'Inter riesce nell'impresa di perdere lo scudetto contro il Mantova con mitologica papera di Sarti e sbattere in finale contro il Celtic in coppa dei Campioni in una settimana. È l'atto finale della grande Inter di Herrera, di quella poesia che va recitata a memoria, da Sarti, Burgnich, Facchetti fino a Suarez e Corso. Solo l'Inter può far tramontare così una leggenda. Solo gli interisti possono sopravvivere alla beffa inspiegabile di quel 5 maggio, con quel semidio chiamato Fenomeno in ginocchio e in lacrime. La realtà è che per essere interista devi coltivare fin da piccolo il disincanto. Non smetti mai di sognare, ma sei preparato alla disillusione. Sai che prima o poi ti toccherà cadere nel modo più rocambolesco possibile. Ma non ti arrendi. Non sei juventino con la consapevolezza della vittoria nel dna. Non insegui la bellezza come i milanisti. Non vivi l'utopia dei napoletani, sempre in cerca di un'isola che non c'è o di una nazione perduta come i sudisti nei romanzi di Faulkner.
Non hai neppure trasformato una tragedia in una leggenda bellissima, quella degli invincibili finiti in cielo per restare eterni, cuore del culto del Grande Torino. No, gli interisti giocano perennemente a dadi con il destino, e urlano controvento, aspettando di riassaporare certe notti senza fine. Quelle notti dove il tre è un numero perfetto. Vittorio Macioce- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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