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Le note stonate dei cantori del fisco

Ernesto Maria Ruffini (direttore dell'Agenzia delle Entrate) sostiene che "pagare le tasse è il miglior investimento"

Le note stonate dei cantori del fisco

Intervenendo in una trasmissione radiofonica, Ernesto Maria Ruffini (direttore dell'Agenzia delle Entrate) ha riformulato a modo suo quello slogan («le tasse sono una cosa bellissima») che fu coniato ormai più di 15 anni fa da Tommaso Padoa-Schioppa. Se allora il ministro aveva provato una difesa di ordine «estetico» dei tributi, ora Ruffini è rimasto nel campo dell'economia, sostenendo che «pagare le tasse è il miglior investimento».

La tesi non è necessariamente infondata. In effetti, se ci si trova nella posizione di chi fa parte dell'apparato politico-burocratico, che quanti producano ricchezza destinino una quota rilevante del loro lavoro allo Stato è soltanto una buona cosa. Alti funzionari, professori universitari, magistrati, dirigenti del parastato e beneficiari della spesa pubblica hanno soltanto da guadagnare da un prelievo fiscale come quello italiano: molto alto e a cui è difficile sottrarsi. Ovviamente questo non è il punto di vista di chi nell'artigianato, nelle professioni libere, nella piccola impresa dà allo Stato più di quanto non riceva.

Tutti sappiamo che il prelievo fiscale viene spesso giustificato a partire da una sorta di «patto sociale». Malauguratamente questa intesa non si sa quando sia stata firmata, da chi e in che termini. È chiaro che la formula del «contratto sociale» è fittizia e che dunque chi vive delle risorse altrui non dovrebbe usare parole tanto irrispettose.

Gli esponenti del ceto dirigente (di quella che un grande politologo siciliano, Gaetano Mosca, chiamava la «classe politica») dovrebbero, insomma, avere presente che l'imposizione fiscale ha questo nome esattamente perché è basata sulla coercizione: perché qualcuno decide che qualcun altro debba consegnargli una parte della sua ricchezza. O davvero si crede che le imposte siano il corrispettivo dei servizi (istruzione, sanità, ecc.)? Se fosse così, bisognerebbe lasciare la libertà di scegliere tra i servizi di Stato e le soluzioni alternative offerte dal mercato.

Sul piano storico, per giunta, le tasse sono state il peggiore investimento. Senza le imposte non avremmo distrutto il Mezzogiorno con l'assistenzialismo, non avremmo corrotto la libera imprenditoria privata del Nord con gli aiuti e i finanziamenti di Stato, non avremmo creato monopoli burocratici che impediscono lo sviluppo di aziende libere in un contesto concorrenziale. Che razza di investimento è stato finanziare la Rai oppure l'Alitalia?

Ruffini è alla testa dell'Agenzia delle Entrate: il suo compito è quello di chi deve mettere a disposizione della politica la maggior quantità di risorse private. È comprensibile che egli tifi per le imposte, non fosse altro che in ragione dell'incarico che ha ricevuto.

Una maggiore sobrietà nel linguaggio, però, aiuterebbe a evitare tensioni crescenti tra chi mette le mani nelle tasche degli altri e chi, perché debole e impossibilitato a difendersi, deve subire questo trattamento.

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