Pianoro, nuove indagini: "Così hanno violato la privacy dei bambini"

Le relazioni contenenti i profili psicologici dei minori sono state ritrovate abbandonate tra gli scaffali di un armadio nel comune di Pianoro

Pianoro, nuove indagini: "Così hanno violato la privacy dei bambini"

Centinaia di bambini schedati. Nomi, cognomi e profili psicologici. I loro dati erano alla portata di tutti, abbandonati in un armadio dell’ufficio comunale di Pianoro, in provincia di Bologna.

A ritrovare casualmente le schede è stato Luca Vecchiettini, capogruppo della Lega. “In quei fogli c’ero anche io. C’era mia sorella, le nostre diagnosi psichiche di quando eravamo bambini. Erano tra gli scaffali a cui tutti potevano accedere. Lasciati lì, come se niente fosse.” Come lui, decine e decine di minori erano stati osservati da due psicologi per il progetto Patchwork, un’iniziativa dell’assessorato all’istruzione che fornisce supporto psicologico a genitori e insegnanti nella gestione dell’educazione dalla scuola materna fino alle medie.

I due professionisti dovevano osservare i piccoli collettivamente. Ma così non è stato. L'analisi era stata fatta sui singoli individui e per di più, in alcuni casi, sono stati persino stati riportati dei giudizi sul nucleo familiare. “Il progetto doveva relazionare la classe non i singoli", spiega Vecchiettini. E invece le relazioni parlano chiaro. “Ha un po’ di manie di persecuzione e parla da sola” si legge nei riguardi di una bambina. “È diffidente come la madre. La madre non accetta che si sporchi” scrivono su un altro minore. Poi, di un bambino: “Ha capelli lunghi e problemi d’immagine” e, sempre su di lui, “non ha carattere perchè forse ha un vissuto di rifiuto”.

“Io sono rimasto sconvolto. E come me decine di genitori che mi hanno contattato per chiedermi come fosse possibile che le loro storie fossero state trovare in quello stato. Abbandonate e accessibili a tutti", continua Vecchiettini. La senatrice della Lega Lucia Borgonzoni, venuta a conoscenza dei fatti, ha riferito tutto alle forze dell’ordine ed è partita la denuncia all’ispettorato di polizia della Camera.

Uno dei due psicologi che si sono occupati del progetto, il professor Mattia Minghetti, ha tentato di rispondere alle accuse tramite un post sulla sua pagina Facebook in cui dichiara: “Dal 2012 ad oggi, osservazioni e appunti sono custoditi esclusivamente in forma multimediale con protezione e doppia password per evitare inconvenienti spiacevoli, nel pieno rispetto della privacy.” Le carte però, sembrerebbero svelare altro. “Sui fogli che abbiamo ritrovato ci sono profili stilati nel 2014. I numeri parlano chiaro", ci spiega Vecchiettini.

Ma lo psicologo minimizza: “Non sono altro che appunti personali… gli interventi nelle classi sono sempre focalizzati al gruppo e qualsiasi relazione ufficiale venga vergata non reca mai nome e cognome". Insomma, i documenti ufficiali devono rispettare la privacy del minore. Cosa che non facevano quegli appunti che, seppur personali, contenevano dati sensibili riguardanti vicissitudini, tendenze e storie di decine di famiglie. Eppure erano stati lasciati lì, come liste della spesa. In barba alla legge. “La normativa per la tutela della privacy vale sia per le imprese private sia per gli enti pubblici - spiega l’avvocato e deputato leghista Gianluca Vinci - e ciò che è accaduto a Pianoro appare una grave violazione del Decreto Legislativo 51/2018, quantomeno sotto il profilo delle sanzioni amministrative da applicarsi”.

Una risposta arriva anche da parte dell’amministrazione comunale con un commento sui social del vicesindaco di Pianoro, Marco Zuffi. Il rappresentante dichiara che “procederà, tramite i suoi legali ad azioni nei confronti di chi, esercitando il ruolo di amministratore pubblico, ha avuto accesso a documenti privati senza autorizzazione o ancor peggio ne ha diffuso contenuti e/o informazioni.” Insomma, per il vicesindaco è stato il consigliere leghista ad aver violato la privacy inoltrando le fotografie di quei documenti.

Tuttavia in quelle prove non appare nessun nome e i minori non sono in nessun modo identificabili. “Ho coperto tutti i dati sensibili prima di girare le foto alla senatrice Borgonzoni - ci spiega Vecchiettini - è assurdo che attacchino me su una cosa del genere invece di pensare a dare spiegazioni alle famiglie".

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