Cronache

Il dato che fa ben sperare: quanti sono i ricoveri con Omicron

Crollano i ricoveri dovuti ad Omicron: -40%. In calo anche tutti gli altri indici, dalle terapie intensive al bisogno di ossigenazione, rispetto alle altre tre ondate. Ecco i numeri

Il nuovo Covid: con Omicron 40% in meno di ricoveri

La malattia provocata dalla variante Omicron del Covid-19 è nettamente meno aggressiva delle precedenti: a fronte di più giovani che ricorrono alle cure ospedaliere, i ricoveri restano di gran lunga inferiori alle ondate precedenti con un quadro clinico molto più leggero ed un calo del 40% rispetto a prima.

Cosa dicono i numeri

I decessi tra i ricoverati sono passati dal 29.1% della terza ondata con Delta al 2.7% della quarta con Omicron: è quanto emerge dall'analisi comparata dei ricoveri in ospedale nelle prime tre settimane di ciascuna delle quattro ondate di Sar-CoV-2 in Sudafrica, realizzato dal network di ospedali privati Netcare e pubblicato su Jama. È l'ennismo indizio favorevole al nuovo Covid grazie alla protezione offerta dalle vaccinazioni. Altri numeri a nostro favore riguardano i ricoveri, scesi dal 68-69% delle prime tre ondate al 41,3% della quarta, in pratica si sono ridotti di un terzo. Anche in questo caso, nessun miracolo ma soltanto la potenza dei vaccini. Non solo, ma si scende del 40% tra giovani che vanno in pronto soccorso perché positivi e vanno rimandati a casa perché non necessitano di cure ospedaliere.

Il potere dei vaccini nelle percentuali

La nuova variante attacca maggiormente i giovani anche perché in molti ancora devono fare la terza dose: come riporta l'Ansa, l'età media dei ricoveri è scesa da 53-59 a 36 anni. Per questa ragione, le caratteristiche cliniche sono diverse rispetto alle altre: "nell'ultima ondata solo il 31,6% è arrivato in ospedale con insufficienza respiratori acuta, contro il 91,2% dei casi con la variante Delta e il 72% della forma originale del virus", scrivono i ricercatori. Insomma, numeri incontrovertibili di un virus che muta, sì, ma a nostro favore. Sempre dal Sudafrica, altri dati ci dicono come nei primi 21 giorni dell'ondata di Omicron, i ricoveri in terapia intensiva si aggiravano intorno al 18,5%, molto di meno del 29,9% della terza ondata, del 36,6% della seconda e del 42% durante la prima comparsa del Covid.

Perché è d'obbligo essere prudenti

Altro punto a favore dei vaccini (se ce ne fosse bisogno): "magicamente", crollato il numero dei pazienti che ha avuto bisogno dell'ossigenoterapia, passato dal 74% delle prime tre settimane della terza ondata con la variante Delta al 17,6% dell'era Omicron. In pratica, il 57% in meno, un'enormità meravigliosa. E cosa dire sulla ventilazione meccanica? I pazienti che ne hanno bisogno adesso sono l'1,6% dei ricoverati contro il 16,4% della prima ondata e il 12,4% della terza. Nonostante la giustificata contentezza per un virus meno aggresivo, i ricercatori invitano alla prudenza nel leggere i dati perché alcuni pazienti, durante l'ultima ondata, potrebbero essersi recati al pronto soccorso per altri motivi e aver scoperto soltanto lì di essere positivi al Covid.

"L'augurio per il 2022 è che..."

"Per il 2022 l'auspicio è che la diffusione di Omicron acceleri il passaggio dalla pandemia ad una situazione di endemia. E che quindi si cominci una fase di convivenza pacificà con il Sars-CoV-2 che potrà avere fiammate stagionali ma, grazie alla vaccinazione diffusa, controllabili. Come succede per l'influenza": è l'augurio espresso da Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e docente di igiene all'Università del Salento, intervistato da AdnKronos. Nonostante Omicron sia altamente trasmissibile e contagiosa, "è la classica situazione di una circolazione virale in modalità endemica", sottolinea l'esperto. Fiammate, quindi, che vanno a spegnersi grazie ai vaccini nelle persone protette. L'unico problema, anche stavolta, sono i no vax dove il virus è libero di scorazzare non incontrando barriere e mantenendo il virus in modalità "pandemia".

Speriamo che il 2022 porti diverse convinzione nelle loro teste.

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