Il giorno di Natale papa Francesco aveva portato l'attenzione del mondo sulle sofferenze dei cristiani di Aleppo, città martoriata dalle bombe dei ribelli siriani. Ieri invece, festa di Santo Stefano, primo martire della fede, Bergoglio ha alzato un grido di dolore contro la persecuzione dei cristiani. «Il mondo odia i cristiani ha detto il pontefice all'Angelus in piazza San Pietro - per la stessa ragione per cui ha odiato Gesù, perché lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvagie».
Ma un po' di tenebre le preferiscono anche i cristiani. Meglio nascondersi, starsene in ombra, ripararsi dietro il politicamente corretto e le facili scuse di non volere urtare la suscettibilità altrui. L'ultimo caso è capitato a Flero, nel Bresciano, una terra che negli anni '60 ha prodotto il penultimo papa italiano (Paolo VI) e dove ha prosperato a lungo la finanza cattolica. A Flero, dunque, è successo che gli alunni della scuola media non hanno cantato Astro del ciel per «non offendere le altre fedi». A Potenza invece un parroco ha vestito la Madonna con il burqa.
Una volta era il Concerto di Natale, i ragazzini in coro recitavano a scuola canti tradizionali e poesie dedicate al Bambinello per poi ripeterle a casa, davanti al presepio o in piedi sulla sedia prima che la mamma tagliasse il cappone. Adesso il Natale è bandito, Gesù non porta più i regali perché l'esclusiva è stata appaltata a Santa Claus e gli alunni si esibiscono nel «saggio d'inverno». Natale scaldava i cuori mentre il generale inverno ghiaccia gli animi e le corde vocali, così Astro del ciel a Flero è stata intonata a bocca chiusa, senza pronunciarne le parole.
Le scuole sono uno specchio che riflette il domani. E il 25 dicembre di domani sarà una festa senza Cristo, senza presepi (cancellati da anni da molti istituti codardi), senza inni, senza feste. Per non parlare dei crocifissi, estromessi dalle aule di Stato in nome di una laicità che per rispettare tutti in realtà non rispetta più nulla. In questo mondo di silenzi, di divieti e di vergogne ogni cosa è uguale a qualsiasi altra come nella notte non di Gesù Bambino ma di Hegel, in cui tutte le vacche sono nere.
Secondo il Rapporto 2016 della fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre, nel mondo un Paese su cinque non garantisce la libertà religiosa. Il diffondersi del fondamentalismo islamico (ma non solo) genera onde migratorie senza precedenti. L'islam non conosce libertà di coscienza e di culto. Il Papa denuncia che «i martiri di oggi sono maggiori nel numero rispetto ai martiri dei primi secoli». Ma è un drammatico paradosso che il divieto bresciano coincida con il grido di dolore di Francesco contro le persecuzioni. Perché quella di Flero è un'autopersecuzione. Molti cristiani, o sedicenti tali, si tappano la bocca da soli, senza bisogno delle minacce, dell'odio contro la fede, dei «soprusi e violenze» segnalati dal pontefice.
L'autocensura è un'arma efficacissima per fare harakiri ed è uno strumento per spianare la strada a chi invece non si vergogna del proprio credo religioso e anzi lo impugna come uno strumento di conquista se non di terrore. Era il 1998 quando un profeta del nostro tempo come l'allora cardinale Ratzinger parlava di «crollo di antiche sicurezze religiose che settant'anni addietro sembravano ancora reggere». Nel frattempo questo crollo delle evidenze «è diventato un fatto compiuto». Anche Natale è rimasto sotto le macerie, la grotta di Betlemme è terremotata.
Ciò che era evidente non lo è più, regna sovrana la confusione. Ci si lamenta dell'avanzata islamica e poi ci si tira la zappa sui piedi da soli, perché l'oblio del Natale è la lapide posta sulle nostre origini e sull'intera civiltà occidentale. «Viene colui che sulle sue spalle ci riporterà all'origine della nostra dignità», scrisse San Bernardo di Chiaravalle.
Ma l'Europa, questa Europa, ha preferito seppellire la sua dignità. Ignorando che un musulmano sbarcato in Occidente preferisce incontrare gente convinta di se stessa piuttosto che fantasmi rinunciatari in virtù di un presunto rispetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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