Cronache

"Ora una class action contro il governo". L'ira di Vissani contro le chiusure di Natale

I ristoratori sono esasperati e sul piede di guerra contro il governo. Gianfranco Vissani se ne fa portavoce e invoca una class action

"Ora una class action contro il governo". L'ira di Vissani contro le chiusure di Natale

"Così ci uccideranno completamente", si sfoga una ristoratrice con La Stampa, commentando le chiusure natalizie decise a cinque giorni dal Natale. L'Italia è nel caos a causa delle misure adottate dal governo ma, soprattutto, delle tempistiche con le quali queste sono state comunicate. Facciamo un passo indietro e andiamo a una settimana fa. Il 13 dicembre è stato il primo giorno di zona gialla per molte regioni che, a novembre, sono state chiuse in zona rossa dal premier per contenere la diffusione dei contagi. Hanno aperto i ristoranti e i bar, i negozi si sono riempiti anche per dar seguito all'invito del governo di far fruttare il cashback e le città italiane sono tornate a vivere. Gli assembramenti fanno paura e così domenica sera è stato convocato d'urgenza un vertice tra ministri e capigruppo.

Nascono da qui le nuove misure che di fatto blindano l'Italia dal 24 dicembre al 6 gennaio. Tornando indietro di un altro giorno, il 12 dicembre nel Paese era vivo il dibattito sulle aperture di Natale, l'estatto contrario di quanto deciso il 13. Tutta l'Italia, o quasi, sarebbe stata zona gialla, quindi i ristoranti sarebbero stati aperti a pranzo anche nei giorni festivi e si ragionava sulla possibilità di lasciareliberi gli spostamenti tra i comuni all'interno della provincia e perfino oltre regione in caso di zone di confine. È chiaro che in quello scenario i ristoratori avevano iniziato ad accogliere le prenotazioni, anche perché con le misure contro il contagio i posti disponibili nei locali sono stati più che dimezzati. Avevano iniziato anche a fare le scorte per la cucina ma è stato tutto inutile: a Natale non si apre. "Non si può fare un decreto di chiusura totale a cinque giorni dal Natale con la spesa già in frigo, il personale allertato e centinaia di prenotazioni per le feste, solo da noi poteva succedere una cosa del genere. Ci trattano come untori", si è sfogata Tiziana Mambrini con La Stampa. Insieme al marito è titolare della trattoria da Teo a Trastevere e la sua rabbia è quella di migliaia di ristoratori che non sanno più cosa fare.

"L'unica cosa da fare è una class action contro il governo. Altro che Repubblica basata sul lavoro, non abbiamo più nulla", ha detto un inferocito Gianfranco Vissani al telefono con il quotidiano torinese. A Napoli i ristoratori e i camerieri ieri sono scesi in strada e hanno bloccato via Caracciolo, il lungomare cittadino, per protestare contro Vincenzo De Luca che alle 14 di ieri ha prolugato lo status di zona arancione per la Campania, che oggi sarebbe dovuta tornare gialla. I ristoratori erano già a lavoro per riaprire in questi pochi giorni prima di Natale e cpsì è montata la loro rabbia. "I ristoranti moriranno, mi chiedo cosa stia facendo Conte. Vedo confusione, scelte imbarazzanti e nessuna logica. Dall'inizio della pandemia io ho perso un milione di euro e se arriva la terza ondata del Covid ci sarà una rivoluzione", ha continuato lo chef stellato. I mancati festeggiamenti del Natale non si ripercuoteranno solo sui ristoratori ma su tutta la filiera fino alle aziende agricole e agli allevamenti, con perdite catastrofiche per tutto l'indotto.

"Gli indennizzi, in media 3 mila euro ad azienda, risultano inadeguati e insufficienti a compensare i danni. Numeri che offendono i 360 mila pubblici esercizi italiani, chiusi da una politica che ha perso credibilità", ha sottolineato Fipe Confcommercio. "Avevamo 300 prenotazioni, solo per Natale eravamo completi già da due mesi. Per non parlare del frigo pieno - continua - ho ordinato il tartufo, gli ingredienti per la pasta fresca e tanti altri cibi che cercheremo di regalare ai dipendenti, ma qualcosa andrà buttato", ha detto il titolare del Diana, uno storico ristorante di Bologna, che a fronte di una perdita di 250mila euro ne ha ricevuto 20mila di ristori.

Una miseria, se confrontato con l'80% del fatturato garantito dalla Germania.

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