RomaUna legge elettorale che passa a colpi di maggioranza è più esposta a obiezioni di costituzionalità di una largamente condivisa. L'Italicum, dunque, appare ad alto rischio. Il Porcellum di 10 anni fa, votato dalla sola maggioranza con 323 sì e l'opposizione fuori dall'aula, è finito come sappiamo sotto la scure della Corte costituzionale. E l'Italicum ha qualche problema in più, a cominciare dall'entrata in vigore differita al luglio 2016, perché deve armonizzarsi con la fine del bicameralismo e la nascita del nuovo Senato non elettivo, ancora di là da venire. Proprio per questi timori il ddl Boschi ha introdotto al Senato il vaglio preventivo della Consulta per la legge elettorale, definito a marzo «inopportuno» dallo stesso presidente dell'Alta Corte, Alessandro Criscuolo.
Come per la legge Calderoli, anche stavolta le opposizioni fanno pressione sul Quirinale, perché intervenga al momento della la promulgazione, mentre si raccolgono firme online. Fi, Lega e M5S lanciano appelli, chiedendo a Sergio Mattarella di rinviare la legge alle Camere «per manifesta incostituzionalità», come dice il capogruppo azzurro Renato Brunetta, di fare «una scelta molto coraggiosa per la nostra libertà e per il bene del Paese», come afferma il grillino Danilo Toninelli. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, in serata, è netta: «Penso che Mattarella, dall'alto della sua competenza, è un costituzionalita, la firmerà. Mattarella verrà chiamato in causa adesso e farà sentire la sua voce e valuterà se firmare o meno».
In realtà, è assai difficile che il capo dello Stato si prenda la responsabilità di affossare l'Italicum. Lo ammette anche Enrico Letta, uno dei nemici interni al Pd della riforma: «Non mi scandalizzerò se Mattarella firmerà. Una cosa è dire non è opportuno politicamente approvare una legge elettorale a maggioranza, altra è riscontrare dei contrasti con la sentenza della Corte costituzionale che ha abolito il Porcellum». A Ciampi ci vollero 8 giorni per il Porcellum, vedremo Mattarella quando si muoverà. Visto che è in arrivo la riforma costituzionale il presidente potrebbe accompagnare la firma con una dichiarazione per questo Italicum destinato ad una sola Camera, mentre ancora ce ne sono due. Altra possibilità sarebbe il referendum abrogativo. Non ne parlano solo le opposizioni, da Fi a Sel al M5S, ma anche leader della minoranza Dem come Stefano Fassina o Pippo Civati. I renziani, al solito, ironizzano: «Vediamo già i cittadini fare la fila». Ma per proporre il referendum basta che la legge sia pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, senza aspettarne l'applicazione. I quesiti, però, non potranno riguardare tutto l'Italicum, ma solo alcuni aspetti, perché il Paese non può rimanere senza legge elettorale, come ha ribadito anche recentemente la Consulta. La previsione più concreta è che l'Italicum finirà comunque di fronte alla Corte costituzionale. I ricorsi al «giudice delle leggi» erano nell'aria prima ancora che venisse approvato. Anche se sono lunghi i tempi per far partire da un tribunale un'ordinanza di rinvio alla Consulta, come per il Porcellum. Soprattutto, per la validità differita a luglio 2016 della legge.
Gli aspetti deboli non mancano, secondo oppositori e costituzionalisti.
Dal fatto stesso che la legge ha sì una data di entrata in vigore, ma non è agganciata alla riforma del Senato, alla mancanza del quorum per la validità del voto per il ballottaggio e dell'apparentamento tra partiti che potrebbero avere anche un consenso molto basso, così da mettere in discussione la legittimazione della rappresentanza, oltre alla presenza nelle stesse liste di candidati «nominati» accanto a quelli scelti con le preferenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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